Immunità diplomatica per sfuggire ai creditori. È l'estrema trovata, l'ultimo capitolo della triste vicenda di Boris Becker, uno dei più grandi campioni della storia del tennis che ora, all'età di 50 anni, si ritrova come avversari - parole sue - «un branco di anonimi banchieri e burocrati» ben determinati a spillargli milioni di euro.
Per quanto si sforzi di negare l'evidenza, Becker - reduce da matrimoni e investimenti gli uni meno riusciti degli altri - è fortemente indebitato, tanto che di recente ha messo all'asta una nutrita serie di suoi trofei, inclusi quelli delle sue storiche vittorie a Wimbledon negli ormai lontani anni Ottanta, e sta anche cercando di vendere la sua un tempo lussuosa villa di Maiorca, oggi in stato di semi abbandono e ridotta ad accampamento di bizzarri occupatori.
Un anno fa Becker è stato dichiarato in bancarotta per debiti verso una banca privata, e recentemente l'Alta Corte di Londra ha deciso di prolungare il suo status nel tentativo di recuperare altri suoi beni ai creditori, una mossa a cui i legali dell'ex campione tedesco si sono opposti.
Ma ecco il colpo di genio: lo scorso 27 aprile, hanno fatto sapere gli avvocati di Becker, il loro assistito è stato nominato nientemeno che delegato diplomatico della Repubblica Centrafricana presso l'Unione Europea per sport, cultura e affari umanitari. Un incarico di cui Becker si è detto «immensamente orgoglioso» e che gli permetterà, ai sensi della Convenzione di Vienna, di sfuggire alle moleste pretese dei suoi creditori.
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