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Parigi Cinquataquattro donne dentro un giardino d'inverno al tramonto. Indossano cose mai viste e meravigliose: la borsa che in realtà è una stola, il cappotto a tre pinces dalla linea quasi invisibile, degli stivali cuissard dai colori talmente speciali (verde Andalusia, blu oltremare e arancio tramonto) che sembrano sbocciati da un bagno di tinta pura attorno alle gambe delle modelle. La designer Nadege Vanhee-Cybulski crea una sensazionale collezione Hermès per il prossimo inverno con un sorprendente uso di forme e materiali. La pelle idrorepellente affianca il cuoio, il jersey abbraccia la pelliccia, il cervo incontra il visone a coste. Il cosiddetto Clou Medor che nasce come chiodo da ghiaccio per gli zoccoli dei cavalli ma che ormai è uno dei tanti simboli di Hermés diventa borchia, bottone, elemento decorativo e al tempo stesso funzionale. Tutto è morbido, leggero e al tempo stesso consistente. Gli abiti hanno il punto vita segnato ma per il resto sembrano danzare sotto i leggerissimi cappotti di pelle. Dalle prime uscite blu-black si passa a un felice mix and match di tinte calde e fredde: rosso e burgundy, marrone e cognac, il grigio con tocchi di giallo. Insomma un gran bel lavoro attorno alla mistica di un marchio che ha saputo traghettare il culto del lusso nella cultura contemporanea.
Anche per questo sono moltissimi i brand che nascono e crescono attorno alla pelle. Un buon esempio è Redemption disegnato da Gabriele Moratti detto Bebe con l'idea di costruire attorno al motociclismo ciò che Hermés ha fatto intorno all'equitazione. Da qui i bellissimi biker in pelle rossa con romantiche bluse in crepe di seta oppure gli anfibi (davvero stupendi) anche sotto il sensualisasimo abito da sera in satin viola. Non manca il grunge citato nel miniabito in faille a quadretti rossi e neri e poi naturalmente il rock evocato dal cappellaccio di Marianne Faithfull sulle nuove pellicce ecologiche o, per meglio dire, vegane. «Per fare questa collezione ho dovuto spegnere il cervello e attaccare il cuore» dice lui nel backstage. La sua uscita finale con bacio diretto al cielo commuove tutti gli italiani presenti oltre alla madre Letizia Moratti e alle due sorelle. Da DROMe, marchio disegnato dalla giovane Marianna Rosati, ci sono clamorosi errori sartoriali come lo spacco posteriore troppo profondo che rende tutti i cappotti sgraziati. Come se questo non bastasse lo styling appesantisce inutilmente una collezione ricca di suo per via della stampa serpente sulla pelle, degli accostamenti modaioli tipo rosa e rosso, delle spalle imponenti. C'è però un delizioso piumino di vernice o pelle lucidata bianca che da solo dimostra come nessuno sia bravo quanto i toscani nel trattare il pellame. Le collezioni DROMe sono infatti prodotte a Fucecchio in provincia di Firenze, dove nel 1975 è stata fondata anche Biancalani, l'azienda di pellicce e capi in pelle che nella Ville Lumiére presenta in forma statica Blancha, una stupenda linea venduta nei migliori negozi tra cui Gio Moretti, Antonia ed Excelsior.
I pezzi più belli sono un montone con la pezzatura naturale da mucca e le pellicce di visone con il nome delle quattro capitali della moda (Parigi, Milano, Londra e New York) intarsiato a contrasto sulla schiena. Elena Ghisellini al momento presenta solo borse, le più belle e pratiche che si possano immaginare ma sta pensando di debuttare al più presto nell'abbigliamento in pelle: capi senza taglia come caftani, mantelle e cappe, ma sempre con i criteri produttivi accuratissimi e a chilometro zero delle sue borsette. Tanto per dare un'idea il manico a catena del modello Angel viene fatto a Certaldo dove è nato Boccaccio e dove sagomano a mano qualunque tipo di pellame. Invece le bellissime scarpe di Clergerie vengono fatte a Romans sur Iser, capitale francese della calzatura. Certo le disegna David Tourniare-Beauciel che vive a Firenze e ha lavorato per anni da Ferragamo prima di approdare nell'ufficio stile di Balenciaga dove ha fatto cose incredibili (le vendite del solo stivaletto-sneaker sfiorano il miliardo di pezzi) oltre che come direttore artistico di Clergerie.
Andreas Kronthaler giovane marito di Vivienne Westwood, scrive una lettera d'amore alla grande designer britannica che ha inventato l'estetica punk e la sovversione sartoriale. Le parole sono poetiche, lo spettacolo molto meno, la sola cosa davvero bella è Queen Viv, una donna che a 78 anni suonati sa di cosa parliamo quando parliamo di amore e di vestiti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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