Broccoli e arance, ecco la black-list della tavola

Cibi esotici a rischio o irregolari. Gli esperti: «Occhio alla provenienza»

Enza Cusmai

La dieta mediterranea è sinonimo di alimentazione equilibrata e di benessere. Ma se una gustosa pasta viene condita con broccoli cinesi c'è il rischio di intossicarsi. O se alla mozzarella con pomodoro viene aggiunto sistematicamente il basilico indiano quanto meno bisogna sperare che non venga un tumore a lunga distanza. Anche a mangiare la frutta fresca si corrono rischi. Il prosciutto di Parma accompagnato dal melone proveniente dalla Repubblica dominicana non è un piatto rassicurante né il melograno, le arance o le fragole egiziane.

Non è sicuro neppure il peperoncino che gli italiani usano un po' ovunque. Fa bene, sì, ma non quello importato dalla Thailandia zeppo di residui chimici dannosi alla salute.

Il quadro è desolante. Si tenta di mangiare bene ma si cade dalla padella alla brace. Cibo che sembra buono e bello nasconde mille insidie e, dunque, prima di mettere frutta e verdura nella borsa della spesa occhi alle etichette. I prodotti nostrani sono quelli che offrono più garanzia in fatto di residui chimici. Le irregolarità in casa nostra sono 0,4% quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1,4%) e di quasi 20 volte quella dei prodotti extracomunitari (7,5%).

Fuori confine invece è un campo minato. I prodotti provenienti da Paesi extra Ue sfuggono a moltissimi controlli e finiscono solo dopo molto tempo nelle famose black list degli alimenti da evitare.

Come quella presentata ieri da Coldiretti redatta sulla base delle analisi condotte dall'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) nel rapporto 2015 sui residui dei fitosanitari. Al primo posto della lista nera si posizionano i broccoli cinesi, contaminati da residui chimici per il 92% dei campioni. Segue il prezzemolo del Vietnam con il 78% di irregolarità e il basilico dall'India, dove in sei casi su dieci è stato trovato il Carbendazim, vietato in Italia perché ritenuto cancerogeno.

Nella classifica dei prodotti più contaminati spuntano anche le melagrane egiziane che superano i limiti in un caso su tre (33%). Irregolare anche il 15% della menta del Marocco, un altro Paese dove è permesso l'uso di pesticidi pericolosi per la salute che sono vietati in Europa.

Dunque occhio alla provenienza. E se il cibo è cinese, è meglio usare anche la lente di ingrandimento. Il gigante asiatico anche nel 2015 ha conquistato il primato dell'Ue (15% del totale) nel numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari perché contaminati dalla presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge. Nonostante tutto, il gigante asiatico ha quintuplicato (+379%) le esportazioni di concentrato di pomodoro nel nostro paese che hanno raggiunto circa 67 milioni di chili nel 2015.

L'utilizzo più abusato è nella pizza che ormai è stata derubata da ogni ingrediente nostrano.

Quasi due pizze su tre servite in Italia, infatti, sono ottenute da un mix di ingredienti provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori come la mozzarella lituana, il concentrato pomodoro cinese, l'olio tunisino e il grano canadese.

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