Il Bruce Willis di Campogalliano che ha tradito Bersani per Renzi

Il governatore ha scalato i dem cambiando sponsor Ama il cinema e il calcio ma non i libri né l'inglese

Il Bruce Willis di Campogalliano che ha tradito Bersani per Renzi

Matteo Renzi lo ha soprannominato il Bruce Willis di Campogalliano, comune del Modenese dove Stefano Bonaccini muove i primi passi in politica negli anni Novanta. Per l'ex segretario del Pd ha anche coordinato la campagna delle primarie 2013 e per questo è stato ripagato con un posto nella sua segreteria come responsabile Enti Locali.

Ha 53 anni (è nato a Capodanno), sposato con Sandra Notari (impiegata in una boutique e disegnatrice di abiti), che gli ha dato due figlie, Maria Vittoria e Virginia. Due anche le passioni, anzi tre, il cinema, la politica ovviamente, e il calcio. Ha pure un passato da calciatore dilettante. Ed è tifoso sfegatato del Modena, che crede sia la seconda città più grande dell'Emilia, dopo Bologna (invece è Parma).

Malgrado il suo passato sportivo, oggi è in sovrappeso. È lui stesso ad ammetterlo: «A 9 anni fui operato al cuore. Ho un'aritmia che mi accompagnerà tutta la vita, mi sono messo a dieta e faccio un po' di palestra». A parte il cambio di look, la barba lunga tagliata con la squadra, gli occhiali a goccia chiari, l'eliminazione della cravatta, la camicia sbottonata (spesso bianca, stile Renzi), in poco tempo Bonaccini ha perso diversi chili.

Tante passioni, ma non quella per lo studio, visto che si è fermato a un diploma di liceo scientifico. Infatti, non sa che Pier Paolo Pasolini nacque a Bologna e Ludovico Ariosto a Reggio Emilia. Non conosce le lingue straniere, a parte l'italiano, grazie a Dio, e non ha altre esperienze lavorative, a parte la politica, che gli ha praticamente dato tutto.

Inizia a 21 anni, con i movimenti per la pace. A 23, nel 1990, è nominato assessore alle Politiche giovanili, alla cultura, allo sport e al tempo libero al Comune di Campogalliano. Dal 1993 al 1995 è segretario provinciale della Sinistra giovanile; poi segretario cittadino del Pds di Modena. E dal 1999 al 2006 è assessore ai Lavori pubblici, al patrimonio e al centro storico al Comune di Modena, carica che gli valse anche un'accusa per abuso d'ufficio (assolto nel 2013) nell'inchiesta «Chioscopoli».

Nel 2007 è segretario provinciale a Modena del neonato Pd e alle Amministrative del 2009, è eletto consigliere comunale di Modena. Nello stesso anno diventa segretario del Pd in Emilia-Romagna espressione della «mozione Bersani». Prima di infatuarsi per Renzi, Bonaccini ha un passato da «bersaniano», tant'è che nel 2012, da consigliere regionale, sostiene Bersani contro Renzi.

Dopo le dimissioni da governatore di Vasco Errani, decide di correre per le primarie del centrosinistra contro Matteo Richetti e l'ex sindaco di Forlì, Roberto Balzani. Richetti si ritira dalla competizione a seguito dell'indagine a suo carico per peculato sull'uso dell'auto di servizio (era presidente del consiglio regionale) e su pressione dello stesso Renzi. Anche Bonaccini però finisce nell'inchiesta «Spese pazze» e viene indagato per lo stesso reato in relazione a 4.000 euro di rimborsi chilometrici e buoni pasto. Dal partito gli chiedono di farsi da parte. Ma lui tiene duro e ribadisce la sua onestà, continuando la sua corsa. Vince con il 60,9% dei voti ma con un'affluenza «flop» di soli 58mila votanti (meno dei soli iscritti al Pd di tutta la Regione).

Alle Regionali del 2014 diventa governatore con il 49% dei voti sconfiggendo il leghista Alan Fabbri fermo al 30%. Ma anche qui il vero vincitore è il partito degli astenuti. Vota, infatti, soltanto il 37,7%, quasi la metà rispetto al 2010 (68%).

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