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Brucia l'impianto per i rifiuti. Roma ostaggio della nube

Fumo e miasmi invadono tutta la città: "State in casa". Telecamere di sorveglianza spente da 5 giorni: è giallo

Brucia l'impianto per i rifiuti. Roma ostaggio della nube

Quando il mostro di fumo nero si è impadronito del cielo di Roma in molti hanno allargato le braccia, in senso di sconfitta. C'era da scommetterci, infatti, che lo stabilimento per il trattamento meccanico-biologico dei rifiuti di via Salaria 907, il più odiato dei quattro presenti in città, prima o poi qualche danno lo avrebbe fatto.

I residenti dei quartieri limitrofi lo avevano annunciato e da anni conducevano una battaglia serrata, a colpi di esposti e manifestazioni, per chiederne la chiusura. Ma non era servito a molto. Ci ha pensato il fuoco, divampato ieri attorno alle 4.30, a mettere a posto le cose. Un boato fortissimo e quando i romani si sono svegliati non hanno potuto fare a meno di notare la nube scura e minacciosa, visibile da ogni parte della capitale, che ha reso l'aria acre e irrespirabile per chilometri e chilometri.

Le fiamme hanno interessato un capannone di duemila metri quadrati, che è andato completamente distrutto, rendendo in pratica l'impianto, che lavorava circa 700 tonnellate di spazzatura al giorno, inagibile e mettendo in ginocchio il sistema di raccolta dei rifiuti capitolino. Dodici squadre dei vigili del fuoco, quaranta uomini circa, hanno lavorato senza sosta per più di nove ore per avere ragione sulle fiamme. Ma cosa possa averle causate, non sarà facile accertarlo.

La Procura di Roma indaga per disastro colposo e l'inchiesta è stata affidata al pm Carlo Villani. Lo stesso magistrato è titolare di un fascicolo sull'impianto che ipotizza il reato di inquinamento ambientale e attività di rifiuti non autorizzata, aperto a seguito di una denuncia presentata tempo fa dai comitati di quartiere.

Gli inquirenti, che attendono l'informativa dei carabinieri, dovranno accertare se il rogo di ieri abbia avuto un'origine colposa o dolosa. Al momento non si esclude alcuna ipotesi. Le fiamme potrebbero esser divampate a seguito di un sovraccarico di lavoro per i macchinari o dopo un'azione di danneggiamento o sabotaggio. Nell'area, già sequestrata, i vigili del fuoco effettueranno una serie di analisi. Ma l'aspetto più sconcertante è che le telecamere di sorveglianza del Tmb Salario, usate anche sulla vasca di ricezione dei rifiuti indifferenziati andata a fuoco, non funzionavano dal 7 dicembre scorso. E il punto dove è divampato il rogo non è accessibile dall'esterno.

Non è escluso che qualcuno abbia voluto mettere in ginocchio il sistema smaltimento rifiuti cittadino, dal momento che lo stabilimento bruciato ieri nel 2019 avrebbe dovuto occuparsi di 200mila tonnellate di immondizia. «Il problema di questo impianto si stava affrontando - dice il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa -. Lascia perplessi che parta l'incendio proprio in questo momento. Vengo da terre dove, per il mio lavoro precedente, sono stato abituato a frequentare queste situazioni e, guarda caso, ogni volta che qualcuno prova a sistemare le cose, parte l'incendio». In mattinata quando Costa è giunto in via Salaria è stato contestato, come la sindaca pentastellata Virginia Raggi, dai residenti, terrorizzati dagli effetti del rogo, nonostante l'Arpa avesse comunicato valori a «livelli ordinari».

Ma a pochi metri da lì ci sono scuole, uffici e case dove abitano almeno 50mila persone, tra i quartieri Fidene, Serpentara, Villa Spada, Nuovo Salario, che respirano il fetore emanato dai rifiuti, temendo costantemente per la loro salute. Farmacisti e medici non hanno mai nascosto, infatti, i rischi per chi ha un Tmb come vicino di casa, soprattutto dal momento che l'Arpa da tempo sottolinea le problematiche dell'impianto in questione. Ieri mattina un asilo è stato evacuato e qualche ora più tardi l'assessore all'Ambiente di Roma Capitale, Pinuccia Montanari, ha invitato la popolazione a tenere chiuse le finestre «in via precauzionale».

«Abbiamo istituito l'Osservatorio permanente per la chiusura del Tmb - spiega il III municipio - dal 1 agosto abbiamo svolto un monitoraggio sulle emissioni odorigene e il 6 ottobre abbiamo fatto una manifestazione, con migliaia di persone. I cittadini avevano ragione non solo nel denunciare ma nel prospettare percorsi istituzionali e soluzioni per il ciclo dei rifiuti a Roma. Ora basta».

Anche la pagina Facebook No Tmb Salaria riceve segnalazioni su segnalazioni da parte di chi non tollera più «quel mostro». Il rogo di ieri forse porterà la soluzione definitiva. Ma nel frattempo il direttore generale dell'Arpa, Marco Lupo, invita i romani a tenere chiuse le finestre. «È una precauzione necessari - spiega -.

Per i dati su diossine, pcb e ipa bisognerà attendere venerdì».

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