Bruxelles piange Ma Atene non ride

Per il futuro prossimo però la Grecia non ha nulla di che gioire. La attendono giornate dure, anche se le banche greche dicono di avere un miliardo di euro

Bruxelles piange Ma Atene non ride

Se è vero che il popolo greco e il suo governo rifiutando con il «no» il programma che gli era stato chiesto dall'Unione europea, tramite Angela Merkel, hanno riportato una vittoria, con una giornata di orgoglio, per il futuro prossimo però la Grecia non ha nulla di che gioire. La attendono giornate dure, anche se le banche greche dicono di avere un miliardo di euro. Se non ci saranno controlli sui depositi e sui bancomat, questo miliardo sfumerà in fretta. E anche le prenotazioni dei turisti esteri per agosto, date le incertezze, rallenteranno. Ma non è solo la Grecia che non ha nulla di che gioire. L'Europa infatti ha fatto una pessima figura e, in particolare, l'ha fatta chi ha voluto a tutti i costi questo referendum, caricandolo di un contenuto politico diverso dal suo oggetto, cioè facendolo diventare un referendum sull'euro. A nessuno, infatti, conviene che la Grecia esca dall'euro in conseguenza di un referendum. L'idea che la partecipazione di un Paese all'euro non dipenda dalle regole che riguardano la partecipazione della banca centrale greca al sistema europeo delle banche centrali, che è una società per azioni, in cui essa è entrata, con una quota, e da cui può uscire solo con delibera societaria, ma dipenda dalla volontà popolare ha reso l'euro più fragile. E se ora davvero la Grecia uscisse dall'euro, violando le regole legali, con un atto politico popolare, questa fragilità sarebbe comprovata. Per l'Italia che ha un debito pubblico che è attorno al 132% del Pil, e un deficit del 3% e la necessità di una manovra correttiva per scendere al 2,5% il rischio di perdita di credibilità, in conseguenza di un esodo greco, sarebbe molto grosso.

Invece, se il nostro deficit fosse l'1,5 la nostra situazione sarebbe molto diversa, perché il nostro rapporto debito-Pil sarebbe in calo e noi saremmo credibili, con o senza euro. Ma Renzi ha buttato via il quasi pareggio del bilancio, con misure demagogiche di finanza facile che non sono servite alla crescita, ma neppure alla sua popolarità. Nemmeno alla Germania conviene che la Grecia esca dall'euro, sulla base del referendum, perché una moneta che dipende dalle assemblee popolari è per sua natura debole. E quanto alle banche tedesche che hanno crediti con la Grecia per 13 miliardi, se essa se ne va dall'eurozona, li dovranno cancellare dai loro bilanci, con un effetto negativo molto sgradevole. A loro conviene trattare, guadagnar tempo, mantenere i crediti in bilancio in sofferenza. Anche la Francia è preoccupata delle conseguenze della perdita di reputazione dell'euro. Il Fondo monetario spera che la Grecia stia nell'euro perché ciò accresce la probabilità che prima o poi paghi il suo debito col Fondo. La Bce ha molti strumenti diretti e indiretti per contrastare le speculazioni contro l'euro. Gli strumenti diretti sono il Pspp, ossia il suo programma di acquisto di titoli di debito pubblico e di imprese pubbliche, attualmente in atto per 60 miliardi mensili e l'Omt, l'arma assoluta mai usata, ossia la Outright Monetary Transaction, acquisto alle aste di emissione di debito pubblico sino alla durata di tre anni di Stati in momentanea difficoltà. Inoltre ci son due tipi di interventi del Fondo salva-Stati (Esm) dell'Unione europea (finanziato dai Paesi membri dell'euro) consistenti in acquisti di titoli pubblici alle aste a favore di Paesi che ne facciano richiesta per precauzione. Ma è facile capire che anche per la Bce e l'Esm è meglio trattare con la Grecia che dover scender in campo con tutte le proprie armi per contrastare le ondate di destabilizzazione derivanti dal Grexit o meglio dal fatto che esso si possa realizzare nel giro di settimane.

Tutto ciò è un bel pasticcio, anche perché frattanto la situazione greca è peggiorata ed il programma su cui i greci hanno votato è superato. Mi pare che in questo gioco al massacro, sino ad ora, tutti i leader europei siano stati sconfitti, sia quelli che hanno partecipato all'azzardo sia quelli che sono stati fuori dal gioco, perché era più grande di loro.

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