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Bruxelles presenta il conto: una mazzata da 3,4 miliardi

La Stabilità non convince l'Europa: richiamo in arrivo Padoan in difesa: «Vedremo se servirà un intervento»

Bruxelles presenta il conto: una mazzata da 3,4 miliardi

Roma - Chi spera che nel passaggio da un governo all'altro a Bruxelles si siano dimenticati dell'Italia si dovrà ricredere. Lo stesso dovrà fare chi ha scommesso in un maxi sconto della Commissione europea per festeggiare la fine del governo di Matteo Renzi. Si è verificato quello che i lettori del Giornale sanno bene: il conto della legge di Stabilità 2017 è arrivato; puntuale dopo il referendum. A Marzo il governo europeo ci chiederà conto di una finanziaria molto elettorale, fatta in parte in deficit e, al netto della flessibilità concessa, ci chiederà di aggiustare i conti dello 0,3% del Pil. Una lettera è già pronta. Nelle anticipazioni fatte ieri dal quotidiano Repubblica c'è anche la cifra: 3,4 miliardi di euro. Un po' meno dei 4,5 miliardi attesi, comunque tanto visto che qualunque intervento dovrà essere fatto tagliando in corsa - per l'anno corrente - la spesa oppure, peggio, aumentando le tasse.

Il premier Paolo Gentiloni ieri ha convocato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan per un aggiornamento sulla trattativa. Il ministero dell'Economia ha provato a ridimensionare la notizia.

«Vedremo se sarà il caso di prendere misure ulteriori» e, comunque, la riduzione del debito, «si fa con la crescita», ha commentato in un'intervista al Tg3.

Già ieri mattina dal ministero si faceva notare che la lettera non è ufficialmente arrivata.

Ma è vero che i contatti con Bruxelles continuano seguendo lo spartito di quando era premier Renzi. La Commissione ci ha concesso più margini di spesa del previsto, ma mancano due o tre decimali di Pil per stare dentro i limiti del deficit previsti dai patti. La «deviazione significativa» dagli obiettivi di bilancio deve essere recuperata, anche perché il Consiglio europeo, cioè l'organismo che rappresenta i singoli stati, non sarà generoso con l'Italia. Un azionista di maggioranza del calibro della Germania è alla vigilia delle elezioni e quindi poco in vena di concessioni verso gli stati che non rispettano le regole.

Dalle parti di Berlino c'è molta delusione per come l'Italia ha utilizzato gli spazi di flessibilità nella spesa pubblica concessi dall'Europa. Poco per la crescita, tutto in misure popolari, ma di poco peso, dagli 80 euro in busta paga al bonus cultura. Una lettura che ieri è stata condivisa dalle opposizioni, in primo luogo da Renato Brunetta capogruppo alla Camera di Forza Italia: «Aumenterà l'Iva, aumenterà il deficit, aumenterà il debito. Questa sui conti non è sfortuna, è polvere messa sotto il tappeto che ti fa inciampare. Adesso si vede, e gli italiani lo hanno già visto con il referendum, ora purtroppo lo pagheranno. Noi siamo all'opposizione, chiediamo discontinuità e chiediamo che vengano accettate le nostre proposte: attacco al debito, taglio delle politiche clientelari, cambio della linea di politica economica».

Adesso l'Italia ha tempo fino al primo di febbraio per mettere a posto le cose. Il ministero dell'Economia ha assicurato che «sono in corso in questi giorni contatti con la commissione per valutare i passi opportuni per evitare l'apertura di una procedura di infrazione e al tempo stesso per evitare che provvedimenti restrittivi sul bilancio compromettano la crescita riavviata nell'economia nazionale a partire dal 2014, ma ancora debole». In altre parole la trattativa è aperta, ma qualcosa sul deficit andrà fatto.

Strada obbligata, anche perché l'altro punto di attrito con l'Europa è la mancata riduzione del debito pubblico. E su quello il governo italiano è intenzionato ad andare con i piedi di piombo. La tesi dell'Italia è che il rapporto tra il debito e il Pil si è stabilizzato, ma la mancata diminuzione è dovuta a «fattori fuori controllo del governo». Quindi la bassa inflazione che fa salire il costo reale del debito. Proprio ieri l'Istat ha confermato che nel 2016 i prezzi al consumo hanno registrato una variazione negativa del -0,1%.

Non resta, quindi, che tagliare il deficit.

Il come è tutto da vedere.

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