La caduta degli artigiani. In un solo anno 72mila

Soltanto tra il 2023 e il 2024 il calo è stato di 72 mila (ossia, il 5%)

La caduta degli artigiani. In un solo anno 72mila
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Secondo i dati elaborati dall'ufficio studi della Cgia, in Italia il numero degli artigiani e quindi delle microimprese sta crollando. In dieci anni sono scomparsi quasi 400 mila artigiani: circa un quinto. Soltanto tra il 2023 e il 2024 il calo è stato di 72 mila (ossia, il 5%). Per una realtà economica come la nostra, che tradizionalmente si è retta proprio sulle imprese di piccole e piccolissime dimensioni, il segnale è importante e non può essere ignorato.

Le cause individuabili sono molte e alcune non sono necessariamente negative, almeno sotto taluni aspetti. Negli anni passati, in qualche settore, s'è assistito a forme di fusione e acquisizione d'impresa: è questo il caso, ad esempio, del trasporto merci. Abbiamo lì allora meno imprese ma più grandi, e questo perché s'è ritenuto che in tal modo si possa essere più efficienti.

Oltre a ciò vi sono ambiti in cui il lavoro artigiano non è più del tutto adeguato ai tempi in cui viviamo. Se le grandi industrie riescono a produrre scarpe a prezzi contenuti, è normale che s'affermi la cultura dell'usa-e-getta, e che ci si rivolga sempre meno a un calzolaio. Pochi spendono 15 euro per una riparazione se le scarpe sono costate soltanto 40 euro.

Altre ragioni del crollo, però, devono allarmarci, e molto. Nella sua nota la CGIA enfatizza come taluni mestieri di grande utilità e talvolta anche piuttosto remunerativi non abbiano presso le nuove generazioni alcuna attrattività: si tratti dell'elettricista oppure dell'idraulico. Ne abbiamo bisogno e spesso fatichiamo a trovarli. Al di là di quella che può essere la formazione scolastica (a cui in parte questo venir meno degli artigiani è da imputare), forse molti ventenni dovrebbero capire quanto può essere più interessante diventare un artigiano invece che un impiegato pubblico.

Questo, però, obbliga a fare i conti con la grande questione di fondo. La netta diminuzione del numero degli artigiani, infatti, è soprattutto da collegare alla difficoltà di fare impresa. In Italia, essere una partita Iva è una condanna, a causa della regolazione e della tassazione.

Questo è sotto gli occhi di tutti, ma la politica sembra davvero incapace di ridimensionare la pressione tributaria. Quale che sia il colore dei governi, le entrate statali continuano ad aumentare e ancor peggiore è la condizione in cui versa il diritto, che obbliga fabbri e parrucchieri a essere impegnati, anche controvoglia, a compilare un gran numero di scartoffie e a rispettare un'infinità di norme. Tutto ciò, com'è ovvio, scoraggia.

È ormai trascorso più di mezzo secolo da quando Guido Carli, citando Tommaso Campanella, richiamò l'attenzione sugli innumerevoli "lacci e lacciuoli" che impediscono l'azione di chiunque voglia fare, mettersi al servizio dei clienti, intraprendere e

produrre. Lungi dal migliorare, le cose sono peggiorate sempre di più. Bisognare allora iniziare a passare dalle parole ai fatti, se non si vuole continuare a constatare questa moria di aziende che non promette nulla di buono.

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