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Calabria, il Decreto voluto dal M5S ha già fatto flop

Il provvedimento promosso dal ministro Grillo provoca una nuova impasse nella sanità regionale. Nominati solo 3 manager su 7. E il vice commissario ha già rassegnato le dimissioni

Calabria, il Decreto voluto dal M5S ha già fatto flop

Doveva essere il primo passo di una rivoluzione a 5 stelle, ma in poco tempo si è rivelato un flop. Il Decreto Calabria, oltre a prevedere “misure urgenti in materia sanitaria” valide per tutto il sistema nazionale, ha fissato nuove “misure emergenziali” per una regione il cui settore è commissariato ormai da 10 anni.

Il Decreto, convertito in legge lo scorso 19 giugno, era stato varato dal governo nel corso di un Consiglio dei ministri straordinario celebrato a Reggio Calabria. Pochi mesi dopo la sua entrata in vigore, tuttavia, il provvedimento voluto con forza dal ministro della Salute Giulia Grillo non ha fatto altro che accrescere il caos della sanità calabrese, degli ospedali e delle varie aziende provinciali, oggi come non mai sprofondate in una incertezza amministrativa che non lascia presagire nulla di buono.

A confermare il momento di crisi sono gli eventi delle ultime ore. Il Decreto affidava infatti al governo la possibilità di nominare i nuovi commissari delle aziende sanitarie e ospedaliere della Calabria al posto dei manager (scelti dalla Regione guidata dal governatore del Pd Oliverio) il cui operato fosse stato giudicato insufficiente.
Il guaio è che l'esecutivo è finora riuscito a nominare solo tre responsabili su un totale di sette aziende senza vertici, il che significa che quattro postazioni rimangono tuttora libere.

Non è un problema da poco, visto che le caselle vuote (per ora affidate a reggenti) riguardano aziende provinciali molto complesse e al centro di numerosi scandali legati a casi di malasanità e di spreco di risorse pubbliche. Proprio quei motivi che avevano spinto il governo ad approvare le misure d'emergenza.
Ancora non sono del tutto chiare le cause di questa impasse governativa, anche se prende sempre più corpo l'ipotesi che lo stop alle nomine sia dovuto a una guerra di dossier scoppiata all'interno del Movimento 5 Stelle.
Pare infatti che tra i pentastellati (calabresi e non) siano in corso lotte correntizie per azzoppare i manager sgraditi all'una o all'altra parte.

Insomma, nulla di nuovo per la sanità calabrese, da sempre terreno di caccia di tutti i partiti dell'arco costituzionale.
Il ministro Grillo aveva però promesso che, grazie al nuovo Decreto, la politica sarebbe stata estromessa una volta per tutte dal controllo di un sistema regionale che, ogni anno, succhia 3,6 miliardi di risorse pubbliche. Così non è stato, e la Calabria si trova ancora una volta nel pantano sanitario e amministrativo, tra l'altro in un momento particolarmente critico, considerato che le varie aziende sanitarie delle regione dovrebbero avviare le nuove assunzioni di medici e infermieri in grado di sopperire alle carenze dovute all'aumento dei pensionamenti legati a quota 100 e alle ferie estive.

Ad accrescere le difficoltà del settore si sono aggiunte, da ultimo, anche le misteriose dimissioni del sub-commissario alla Sanità Thomas Schael, nominato dal governo poco più di 6 mesi fa. È stato lo stesso ministro Grillo ad annunciarne il passo indietro, motivato ufficialmente da “ragioni personali”. Sono in molti a ritenere che le dimissioni siano invece dovute ai contrasti ormai sempre più forti tra lo stesso Schael e il commissario regionale, Saverio Cotticelli.

Secondo fonti accreditate, i dissidi tra i due delegati del governo sarebbero legati alle nomine dei manager delle aziende, ma anche alle diverse prospettive sul modo in cui risollevare la sanità calabrese.
Le dimissioni di Schael hanno messo in allarme anche i sindacati, con la Cgil che le ritiene “l’ennesima prova della difficoltà di gestione del Servizio sanitario calabrese”. Hanno subito chiesto chiarimenti anche i deputati calabresi di Forza Italia Jole Santelli e Francesco Cannizzaro, firmatari di una interrogazione rivolta al ministro Grillo. Secondo i due parlamentari azzurri, "emerge un quadro ombroso di contropotere nel settore sanità da parte dei 5 Stelle, dopo i disastri combinati per oltre un quadriennio dai manager nominati da Oliverio. C'è la sensazione di un disegno che parte dal Decreto Calabria e che, lungi dal voltare pagina rispetto a Oliverio, mira esclusivamente alla sostituzione nei posti di potere".

"Grillo – sostengono Santelli e Cannizzaro – deve spiegare perché Schael si sia dimesso e se c'entri qualcosa il contenzioso che aveva in essere con la Regione, poiché se così fosse la cosa sarebbe doppiamente grave. Con poteri incostituzionali e assoluti ancora non sono state approntate le misure immediate sugli organici estivi che saranno certamente in forte deficit con un aumento della domanda di servizi. Resta da capire chi aveva voluto la nomina di Schael, sconfessato più volte negli atti dal commissario Cotticelli, quale doveva essere il suo ruolo e perché si sia dimesso: un quadro a tinte fosche che getta ulteriori ombre sul futuro prossimo della nostra sanità".

Il contesto attuale sembra insomma smentire l'ottimismo del ministro Grillo, che meno di un mese fa esultava per la conversione in legge del provvedimento: "Con il via libera del Senato, il Decreto Calabria è legge. Oggi è un giorno bellissimo per la sanità italiana. Riportiamo il diritto alla salute in Calabria, riavviamo le assunzioni in tutto il Paese, diamo spazio al futuro dei giovani medici perché il nostro Ssn possa continuare a funzionare. Sono orgogliosa perché abbiamo finalmente piantato il seme del rinnovamento del nostro sistema sanitario e approvato norme che ridanno slancio al diritto alla salute che la nostra Costituzione valorizza e difende a beneficio di tutti i cittadini, nessuno escluso”.

I primi effetti di quel decreto raccontano però un'altra realtà.

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