Calci e pugni all'arbitro. Un ultrà gli salva la vita. Sciopero per 400 partite

La vittima, 24 anni: «Aggredito davanti allo spogliatoio». Il presidente Aia: «Salta tutto»

Calci e pugni all'arbitro. Un ultrà gli salva la vita. Sciopero per 400 partite

Quando domenica il «signor Riccardo Bernardini di Ciampino» - arbitro di calcio per passione (ma anche per raggranellare qualche euro, che non fa mai male) - si è messo in auto diretto al campo della Virtus Olympia di Roma, mai avrebbe immaginato di rischiare la vita. Certo, la partita era di cartello, ma come può essere «di cartello» una gara del campionato di Promozione: roba da spalti «gremiti», con 20-30 spettatori; «folla» equamente (ma non equanimamente) divisi tra sostenitori della squadra di casa e tifosi dell'undici ospite, l'Atletico Torrenova.

La partita, pur nervosa, fila liscia fino a pochi minuti dal termine, quando il direttore di gara espelle due giocatori della Virtus e convalida in pieno recupero un gol dell'Atletico. Triplice fischio e proteste («veementi» ma «non violente»): fin qui siamo nella norma, o quasi. Ma il peggio deve venire. E si materializza lungo il percorso che dal terreno di gioco porta agli spogliatoi.

Come detto all'inizio, la gradinata del pubblico è «esaurita». Ma il problema è che tra quei famigerati «20-30» spettatori ci sono due energumeni che «esauriti» lo sono davvero: una coppia di delinquenti meritevole di stare più in carcere che in uno stadio.

I due, infatti, si fiondano dalla tribuna a bordo campo e da qui, dopo aver scavalcato la rete di recinzione, aggredisce l'arbitro a calci e pugni. Un agguato «che nulla ha a che vedere col calcio», direbbero i goleador delle frasi fatte. Uno dei colpi fa perdere l'equilibrio al giovane direttore di gara che cade a terra sbattendo la testa e perdendo i sensi. Si capisce subito che le condizioni del giovane sono allarmanti: Bernardini perde sangue dalla testa e rischia di soffocare. Gli ultrà che l'hanno ridotto in quelle condizioni scappano vigliaccamente e fanno perdere le loro tracce, ma a soccorrere il povero Riccardo arriva un altro ultrà (o meglio, ex ultrà»: si tratta del massaggiatore dell'Atletico Torrenova, Yuri Alviti, che nel suo curriculum «sportivo» vanta: «Storico capotifoso della Lazio». Insomma, una garanzia di affidabilità. E infatti Alviti (che precedentemente era stato espulso anche lui per «intemperanze nei riguardi dell'arbitro») si china sul povero Bernardini, eseguendo tutte «procedure salvavita» imparate durante il corso per massaggiatori. Risultato: se oggi Riccardo sta bene, anche se ancora sotto choc, il merito è proprio di Yuri, fan degli irriducibili aquilotti biancocelesti. Ad aiutare Alviti in quei momenti concitati c'era, per fortuna, anche la fidanzata (infermiera) dell'arbitro. Poi l'arrivo dell'autoambulanza, il viaggio fino all'Ospedale Umberto Primo, la TAC (con esito negativo), tre punti di sutura e una notte in osservazione. Infine il ritorno a casa e una bella torta per festeggiare il pericolo scampato. Graditi tutti i messaggi di solidarietà, compreso quello della Virtus Olympia, che si dichiara «totalmente estranea ai fatti». Ma la madre di Riccardo rimane arrabbiata: «Lì, a difendere mio figlio, non c'era nessuno. Il problema va risolto. E se non lo fanno le istituzioni, costituirò un'associazione di tutte le mamme degli arbitri. Così è una vergogna». Ecco, ci mancava solo l'Amam (Associazione mamme arbitri minacciati».

In attesa della discesa in campo dell'Amam, è invece l'Aia a prendere posizione: «Dopo questo ennesimo episodio increscioso - sottolinea il presidente dell'Associazione italiana arbitri, Marcello Nicchi - questa settimana l'Aia non invierà direttori di gara sui campi di gioco per tutte le partite in programma nei campionati dilettanti del Lazio (salteranno circa 400 partite ndr). Si valuteranno nuove e analoghe iniziative al verificarsi di ogni ulteriore episodio di violenza grave».

Oggi il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, incontrerà il presidente dell'Aia, Nicchi, per ricordargli che «300 giovani arbitri vengono aggrediti ogni anno sui campi dei campionati dilettanti»; Nicchi gli ribatterà

che «la gestione delle forze dell'ordine a tutela dei direttori di gara non è di sua competenza, bensì dei questori».

Il rischio è che, nel frattempo, il popolo degli «esauriti» continui a menare le mani. Facendola franca.

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