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Calenda gela l'alleanza a sinistra: "No con i 5s"

Vengo anch'io, anzi no. Parafrasando Jannacci e Fo, Carlo Calenda cambia idea sul "modello Verona" e si chiama fuori dall'alleanza, allargata agli odiati 5 stelle, intorno alla "Rete!" dell'ex calciatore Damiano Tommasi

Calenda gela l'alleanza a sinistra: "No con i 5s"

Vengo anch'io, anzi no. Parafrasando Jannacci e Fo, Carlo Calenda cambia idea sul «modello Verona» e si chiama fuori dall'alleanza, allargata agli odiati 5 stelle, intorno alla «Rete!» dell'ex calciatore Damiano Tommasi, candidato sindaco nella città dell'Arena.

Il leader di Azione lo ha annunciato con un tweet che non lascia spazio a dubbi: «Ho ricevuto un paio di richieste di chiarimento. Con tutta la stima per Damiano Tommasi (umana, politica e calcistica) se a Verona sarà in coalizione il M5S, Azione non ci sarà. Su questo siamo stati chiari con lui sin dall'inizio». E dunque il centrosinistra allargato in riva all'Adige, che vedeva escluso solo Renzi con la sua Italia Viva, sarà un po' meno largo. Niente di nuovo, visto che Calenda ha sempre detto di non voler nemmeno dialogare con i pentastellati, figuriamoci correre fianco a fianco nella stessa coalizione, ma è su quell'essere «stati chiari fin dall'inizio» che qualcosa non torna. Perché lo scorso giovedì mattina, sulla terrazza panoramica di Castel San Pietro, a farsi fotografare intorno all'ex centrocampista azzurro in corsa per la poltrona di primo cittadino c'erano sia il responsabile provinciale di Azione, Marco Wallner, che la deputata pentastellata veneta Francesca Businarolo.

Tutti insieme in una istantanea evidentemente impossibile, visto che poco dopo è arrivato il fermi tutti di Calenda. Per lo scorno del Pd. Al cui segretario Enrico Letta il Modello Verona piaceva così tanto da volerlo riproporre a livello nazionale, tenendo insieme Pd e M5s, Più Europa, Socialisti e, appunto, Azione. Che, però, era finita in un cul de sac. Impossibile, per l'ex ministro dello Sviluppo economico, giustificare con i suoi un patto con i 5 stelle, dopo aver fondato Azione e mollato il Pd proprio per colpa dell'accordo con i pentastellati. «Sapete bene che nulla abbiamo in comune con Grillo, Casaleggio e Di Maio», aveva scritto al suo ex partito sbattendo la porta, altro che «modello Verona». Il giallo semmai è appunto sul perché Azione abbia scelto di affacciarsi, seppur di sfuggita, nella cartolina veronese.

Visto che già il mese scorso, a Letta che gli strizzava l'occhio per il futuro, Calenda non aveva esitato a replicare: «Vincere insieme le politiche del 2023? Io a Letta dico che tutto questo è possibile ad una condizione che lui sa perfettamente: che non ci sia il M5s».

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