Il Califfato a pezzi perde l'aeroporto di Mosul

L'esercito iracheno strappa all'Isis una base strategica e assesta (forse) la spallata decisiva

Il Califfato a pezzi perde l'aeroporto di Mosul

A volte le coincidenze non sono altro che due momenti che chiudono il cerchio di una storia. Il 23 febbraio del 2011 il Mosul Football Club decise di abbandonare il campionato di calcio iracheno per le minacce di morte qaidiste nei confronti degli atleti dell'enclave cattolica più popolosa dell'Iraq. Ieri, esattamente a sei anni di distanza, l'aeroporto di Mosul è stato conquistato dalle forze governative di Bagdad, che con questo blitz hanno assestato una spallata probabilmente decisiva agli invasori jihadisti. Secondo le testimonianze raccolte dal canale televisivo Al Iraqiya, che ha sentito tra l'altro Aram Shakaram, il vice direttore della campagna «Save the Children» in Irak i combattimenti sono proseguiti per alcune ore, fino a quando gli uomini del colonnello delle forze dell'antiterrorismo Muntadhar Salem hanno conquistato gli edifici dello scalo, spingendosi quindi nella base militare di Al Ghazlani, che resta ancora per metà sotto il controllo dell'Isis. Il bilancio è di almeno quattro soldati iracheni uccisi e tre feriti, mentre lo scalo è stato distrutto dal fuoco incrociato dell'Isis e dei raid aerei della coalizione a guida americana. I militari hanno anche circondato le mura di Ead Habah, 35 km a sud-ovest di Mosul, località nella quale si troverebbe l'arsenale bellico del sedicente Califfato Islamico in Iraq. La guerra non è ancora stata vinta, ma il 23 febbraio rischia seriamente di diventare una data importante nelle operazioni per la liberazione del Paese dagli uomini di Al Baghdadi.

Il Califfo, che si troverebbe a Tal Afar (78 km a ovest di Mosul), deve prendere atto anche delle debacle sul fronte siriano. Le forze filo-turche controllano da ieri Al Bab, l'ultima roccaforte dell'Isis a est di Aleppo, notizia confermata dal ministro della Difesa turco Isik. I jihadisti non hanno potuto fare altro che battersi in ritirata verso sud nella cittadina di Dayr al Hafir. Vale la pena ricordare che l'offensiva turca nel nord della Siria era iniziata il 24 agosto sia per smantellare l'Isis che per neutralizzare l'ala siriana del Pkk curdo, presente proprio dalle parti di Al Bab. Per quanto riguarda la Siria ieri a Ginevra hanno preso il via i colloqui tra forze governative e opposizioni con la mediazione del Segretario generale dell'Onu Staffan De Mistura. Si tratta del quarto tentativo delle Nazioni Unite di avvicinare le due parti a 15 giorni dal sesto anniversario dello scoppio delle proteste popolari e dell'inizio di una delle più grandi tragedie umanitarie. Che si arrivi a un accordo lo spera anche il direttore regionale dell'Unicef Geert Cappelaere.

Il funzionario belga ha rivelato ieri in conferenza stampa che «10 milioni di bambini subiscono le conseguenze del conflitto siriano, 2 milioni dei quali sono tagliati fuori da qualsiasi assistenza umanitaria. Solo dall'inizio di quest'anno 20 bambini sono stati uccisi durante gli scontri».

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