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Cameron annuncia: entro Natale bombardiamo l'Isis

Londra «Volete essere dei Churchill o dei Chamberlain?».Pronuncerà queste parole nei prossimi giorni il premier inglese Cameron ai colleghi del Parlamento per convincerli che l'offensiva britannica contro l'Isis non può più venir rimandata. Niente azioni militari di terra, ma avanti tutta con i bombardamenti a fianco di America e Francia, se si vuole comportarsi da alleati leali e decisi nella lotta al terrorismo islamico. A questo Califfato che avanza nell'orrore e nel terrore.È pronto dunque alla guerra Cameron, che questa settimana intende assicurarsi l'appoggio della maggioranza, ma anche quello di una parte dell'opposizione, sul piano d'intervento in Siria che il primo ministro intende riportare al voto nell'arco di un paio di settimane.Non appena ottenuto il via libera delle Camere, i bombardamenti potrebbero iniziare anche nel giro di poche ore, dunque poco prima di Natale. Secondo quanto rivelavano ieri alcuni quotidiani nazionali, Cameron avrebbe già pronto un documento di sette punti che dovrebbe essere diffuso alla fine della settimana, insieme ad un piano sul futuro della Siria. Sebbene i giochi ormai sembrino già fatti e gli ultimi sondaggi d'opinione tendano a dar ragione al leader conservatore, la situazione potrebbe tuttavia complicarsi giovedì, quando verrà pubblicata la relazione della commissione parlamentare per gli Affari esteri che sconsiglia il governo di attaccare la Siria. In risposta alla rapporto Cameron affermerà che l'esercito inglese è in possesso delle armi migliori in grado di uccidere i jihadisti evitando di colpire la popolazione civile, che il governo iracheno attaccato dai combattenti dell'Isis sia siriani che iracheni- ha chiesto l'appoggio inglese e che il Paese può giustificare l'intervento armato come una forma di legittima difesa sotto l'«ombrello» dell'Onu.Una posizione quella di Cameron, sicuramente condivisa da molti e non solo nel panorama politico. Ieri la prima pagina del Sunday Express era dedicata alle parole che avrebbe pronunciato un generale inglese secondo cui «l'Isis potrebbe venir spazzato via dall'esercito nel giro di un paio di settimane». Ma se rimane probabile il voto favorevole di una parte dei parlamentari laburisti, è altrettanto certo quello contrario del leader di partito Corbyn, pacifista di lungo corso, da sempre convinto che occorra battere il terrorismo con le armi del dialogo e della diplomazia.È anche vero che sull'argomento i deputati laburisti hanno preteso di poter decidere secondo coscienza, pena l'ennesima frattura interna. Anche sul fronte degli interessi nazionali tuttavia, la situazione è decisamente fluida e ospita posizioni contrapposte persino nell'ambito delle stesse forze di sicurezza. Il sindacato di polizia, non più tardi di ieri, ha fatto presente al cancelliere Osborne che un simile stato di allerta mal si concilia, per esempio, con i corposi tagli al settore previsti e confermati nell'ultimo budget.

Sullo sfondo infine, permane lo spettro della pesantissima minaccia terroristica che incombe in questi giorni su Bruxelles e sul Belgio dove persino la squadra britannica della coppa Davis ha deciso di posticipare il proprio arrivo rispetto al programma pur confermando il regolare svolgersi delle partite.

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