I contagi serpeggiano inarrestabili, le preoccupazioni per l'economia dilagano, e fanno capolino anche timori crescenti di tensioni sociali. Dopo anni di splendore, Milano vive il momento più buio della sua storia recente. E nessuno sa dove e quando finirà, questa continua rincorsa fra epidemia e paura.
Oggi, nel giorno dell'entrata in vigore, il «coprifuoco» pare già superato. Il sindaco, Beppe Sala, si appella agli anziani affinché si chiudano in casa, la Regione apre «l'ospedale di riserva» in Fiera e l'assessore Giulio Gallera ammette: «La situazione in Lombardia è critica». Gli esperti disegnano scenari foschi e qualcuno già evoca misure ulteriori. Ma la questione non è solo tecnica. A 8 mesi dalle elezioni comunali a cui non si sa se ancora il sindaco parteciperà, la «capitale morale» d'Italia pare non avere una guida in grado di dar voce a questa crisi, facendosi carico di ansie diffuse e speranze. E restano aperti interrogativi cruciali: quale sarà la prossima mossa? Chi sarà fermato? Chi pagherà il conto?
I resoconti sanitari sono ansiogeni ormai da giorni, e l'ultimo non ha fatto eccezione: la città che nella scorsa primavera aveva arginato l'assedio del virus, adesso è diventata improvvisamente l'epicentro della seconda ondata. Con un forte aumento dei tamponi, ieri, nella sola città metropolitana si sono registrati 1.858 nuovi positivi sui 4.125 dell'intera Lombardia. Oggi entra in vigore la nuova ordinanza regionale, scritta pensando a Milano e decisa quando il Comitato tecnico-scientifico regionale ha prospettato al governatore Attilio Fontana un'evoluzione esponenziale che potrebbe portare, intorno alla prima decade di novembre, a 6mila pazienti negli ospedali e 800 ricoverati nelle terapie intensive. Il coprifuoco e le altre regole restrittive sulle vita sociale scattano per il primo giorno, e qualcuno già chiede nuove limitazioni. Misure specifiche? «Temo di sì, Milano e anche Napoli sono messe male» ha ammesso alla radio il virologo Fabrizio Pregliasco. Le misure prese finora «sono il primo step - ha spiegato - dovremmo valutare l'efficacia nel breve periodo e immaginare se saranno necessari, e spero di no, ulteriori giri di vite». «Milano e Napoli sono ormai fuori controllo - ha sentenziato Walter Ricciardi, professore di Igiene alla Cattolica e consigliere del ministro della Salute - l'epidemia non può essere contenuta, non si può più tracciare, ma va mitigata. Nell'arco di 30 giorni si avrà la saturazione dei posti letto». Proprio per questo, ieri, il governatore Attilio Fontana ha annunciato l'apertura dell'hub di terapia intensiva della Fiera, «la scialuppa di salvataggio» che la sinistra aveva contestato ad aprile - vedendola vuota - ma che si è rivelata una lungimirante intuizione.
Ciò che si temeva allora, oggi è alle porte. E il sindaco si è rivolto ai più fragili fra i concittadini, gli anziani. «In Lombardia c'è in questo momento un'impennata di contagi, di ricoveri e di terapie intensive - ha scandito - È un fatto generalizzato, in alcune aree, come l'area metropolitana di Milano, è più grave». «È vero che ora i contagi stanno toccando anche i più giovani - ha aggiunto - ma è quella la fascia più delicata. Allora un invito, a tutti noi, proteggiamoli. E a loro: state in casa, in questo momento è vitale». Un appello simile era partito ai primi di marzo per tutti i lombardi. Il virus era comparso da una decina di giorni e nessuno sapeva cosa sarebbe diventato. Milano aveva appena finito di fare il bilancio di un anno straordinario che l'aveva consacrata come grande meta del turismo internazionale.
Era ancora la Milano del dopo Expo, in palla e in sintonia col suo sindaco manager e arcobaleno. Quella Milano non c'è più e anche l'inquilino di Palazzo Marino pare afono e frastornato. Incapace di rispondere alla domanda vitale: ora che facciamo?
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