Caso Crocetta, l'intercettazione resta un giallo

Colpo di scena nella storia dell'intercettazione tra il governatore di Sicilia Rosario Crocetta e il suo medico personale Matteo Tutino, pubblicata a luglio dal settimanale l'Espresso, intercettazione confermata dal settimanale ma smentita dalla Procura di Palermo che ha messo sotto accusa gli autori dell'articolo. Il gip di Palermo ha detto no al giudizio immediato chiesto dai pm per i due giornalisti, Piero Messina e Maurizio Zoppi. Secondo il giudice, infatti, il fatto che l'intercettazione imbarazzante per il governatore (Tutino avrebbe detto che l'allora assessore alla Sanità Lucia Borsellino, la figlia del giudice ucciso in via D'Amelio, andava «fatta fuori, come il padre» e Crocetta sarebbe rimasto in silenzio) non sia tra gli atti prodotti dalla procura non significa affatto che non esista. Anzi, per il gip, ci sono elementi che fanno pensare che possa essere altrove.Una bocciatura dei pm di Palermo, che hanno incriminato i cronisti per calunnia e diffusione di notizie false. Il gip Gioacchino Scaduto lo scrive chiaramente: «Questo giudice non ritiene che la prova posta a sostegno dell'accusa presenti i caratteri» previsti dalla legge per il giudizio immediato. Quindi osserva: «Il pm ha introdotto alcune intercettazioni telefoniche intercorse tra Tutino e Crocetta, che non esauriscono affatto il compendio delle conversazioni intercettate e intercorse tra molteplici soggetti coinvolti a vario titolo nell'indagine. Nulla consente pertanto di escludere che l'espressione incriminata, o altra similare, possa essere stata pronunciata dal Tutino o da altri nel corso di una conversazione non compresa tra quelle allegate al procedimento». Non solo. Lo stesso gip piccona anche l'accusa di calunnia nei confronti del capitano dei carabinieri Mansueto Cosentino mossa ai due cronisti, rilevando che tra Piero Messina e Mansueto «vi era una relazione di amicizia e frequentazione», che «più di una volta i due avevano trattato l'argomento Tutino/Borsellino» e ancora che «certamente, tra le tante conversazioni intercettate, ve n'era almeno una in cui qualcuno aveva affermato che era necessario far fuori l'assessore, sia pure in senso politico».

Che succede adesso? Il no al giudizio immediato è un punto importante a favore dell'Espresso. «Questo provvedimento dice l'avvocato Fabio Bognanni, che difende i due cronisti conferma ciò che abbiamo sempre sostenuto. Ci stanno ascoltando».

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