Politica

Il caso Schifani accende i fedelissimi di Berlusconi

Fibrillazioni dopo la visita ad Arcore dell'esponente Ncd: "Non siamo un taxi"

Il caso Schifani accende i fedelissimi di Berlusconi

Roma - «Non siamo mica un taxi noi...». Ecco la reazione prevalente di molti azzurri alla notizia che l'alfaniano Schifani ha, nei giorni scorsi, rivarcato il cancello di Arcore. Non è un mistero che il capogruppo dell'Ncd in Senato sia in rotta di collisione con i cosiddetti «governativi» del suo partito. Lo stesso Schifani aveva chiesto un chiarimento con il leader Alfano per una sorta di redde rationem: Chiarimento che non c'è stato e le fibrillazioni proseguono. Mezzo partito guarda a Renzi: tanti sperano in un'alleanza strategica col Pd, convinti che il premier troverà loro dei posti al sole anche al prossimo giro. L'altra metà di Ncd, invece, ne dubita e vorrebbe tornare alla casa madre per ricostruire il centrodestra. Tra questi c'è Schifani, riavvicinatosi al Cavaliere.

Il quale, come sempre, ascolta e dà retta a tutti. Specie quando si tratta di politica. Ma la visita dell'ex presidente del Senato ha irritato tanti azzurri; i semper fidelis a Berlusconi arricciano il naso: «Forza Italia non può essere un autobus dal quale si scende e si risale a seconda della fermata di convenienza. E poi per il nostro elettorato gli alfaniani, siano essi ex o post restano traditori». Nel mix di motivazioni per cui gli azzurri mostrano tutto il loro scetticismo per l'operazione-rientro c'è pure il calcolo dei posti a tavola alle future elezioni. «Allargare il centrodestra va bene ma se tutti i cespugli tornano nel nostro giardino a legge elettorale vigente è un pasticcio. Con l'Italicum con il premio di lista quante caselle sicure chiederanno i peccatori pentiti?». E ancora: «Schifani mica chiederà un posto blindato soltanto per se stesso. Dovrà garantire seggi anche a qualche suo uomo, posto che millanta truppe che non ha», confessa un parlamentare forzista. Un altro deputato estende il ragionamento alle altre scorie del fu Pdl: «Se fanno così anche i Mauro, i Quagliariello e i Fitto siamo a posto...».

Insomma, una visita, quella di Schifani, che ha fatto rumore tra i berluscones. I quali, tuttavia, si stringono attorno al leader e si attengono alla linea politica dettata da Arcore: pancia a terra per far vincere il «no» al referendum, indebolire Renzi e poi, se è il caso, trattarci. Strategia che sembra dare i suoi frutti se pure dal Pd arrivano segnali di apertura alla revisione della legge elettorale. L'Italicum così com'è favorisce Grillo e nessuno vuole consegnare il Paese alla Casaleggio & Associati. La strada da qui all'autunno è lunga, com'è lunga la riabilitazione del Cavaliere. Il quale, nonostante la convalescenza, in settimana vorrebbe incontrare i venti coordinatori regionali.

Per dettare la linea e, senz'altro, per rassicurarli.

Commenti