La notte tra il 26 e il 27 giugno 2011 erano lì, a migliaia, per resistere all'arrivo delle ruspe. Era solo il preludio di uno scontro destinato ad infuocare i boschi della Val Susa, radicalizzandosi nel segno del Treno Crociato sbarrato. Il 3 luglio la replica. Dopo sei ore di guerriglia, il bollettino è di 200 feriti accertati, di cui almeno 188 tra le forze dell'ordine. Nel 2016 arriva la sentenza della Corte d'Appello di Torino che condanna 35 No Tav senza riconoscergli l'attenuante per aver agito per motivi di particolari valori morali e sociali. Ma secondo la Suprema Corte quella decisione, adesso, va riscritta. Lo ha messo nero su bianco, ieri, annullando il verdetto di secondo grado.
Così, per 27 imputati il procedimento di seconda istanza ripartirà da zero, mentre per altri 7 sono stati alleggeriti i capi d'imputazione e la pena verrà rideterminata. «La Cassazione chiarisce Gianluca Vitale, legale di alcuni No Tav per quanto riguarda i fatti del 27 giugno 2011 ha messo in discussione il reato di lesioni e ha disposto che venga rivista la pena per gli imputati, mentre per i fatti del 3 luglio ha rinviato a un nuovo processo». Spicca anche un'assoluzione con formula piena, quella di Luca Perrottino. Inoltre, la VI sezione penale ha annullato i risarcimenti in favore dei sindacati di polizia, confermando invece quelli per i ministeri della Difesa, dell'Economia e dell'Interno.
La notizia è stata immediatamente rilanciata dal network antagonista. E sui canali social le reazioni non tardano ad arrivare. Secondo Infoaut.org, sito di riferimento dell'ultra sinistra organizzata, «crolla così l'impianto accusatorio di Caselli, Padalino & co, costruito sulla vendetta politica». Gli fa eco anche la baricadera Francesca Frediani, madrina della lotta all'alta velocità in quel di Palazzo Lascaris, che si era già mobilitata in favore di Andrea Bonadonna, esponente no Tav e leader giovanile del centro sociale Askatasuna, arrestato dopo gli scontri andati in scena alla Reggia di Venaria in occasione dell'ultimo G7. La consigliera M5s in Regione Piemonte, che all'epoca della condanna di secondo grado manifestò in piazza assieme a No Tav e imputati, esulta: «E il sole scrive sul suo profilo Facebook ha un po' brillato anche in Cassazione». Mentre i sindacati di polizia sono preoccupati. Per Eugenio Bravo, segretario generale del Siulp Torino, «la sensazione è che questa decisione metta in discussione la credibilità dello Stato e la certezza della pena». Il livello di guardia sul mondo No Tav e sui fenomeni criminogeni collegati alla galassia antagonista, specialmente negli ultimi mesi, è altissimo.
E le divise, commenta Bravo, «avrebbero gradito una risposta di altro tipo». Il timore. «Troppo spesso - spiega - l'atteggiamento garantista e tollerante di fronte alle aggressioni subite dagli agenti non servirà a scongiurare ulteriori scontri».
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