Politica

Cattivi maestri in campo con la scusa del fascismo

Si grida al pericolo nero (che non c'è) e salgono in cattedra l'ex Br Paroli e l'ideologo Toni Negri

Cattivi maestri in campo con la scusa del fascismo

A scuola di antifascismo: tornano in cattedra i cattivi maestri. C'è chi preferisce scrivere libri e chi, come una volta, non rinuncia alla prima fila dei cortei.

L'onda lunga dell'antifascismo 2.0 riporta a galla figure antiche. Toni Negri, ad esempio: filosofo teorizzatore della violenza come elemento di destrutturazione del sistema capitalistico, negli anni Settanta fu tra i maître à penser di Potere Operaio ed Autonomia Operaia. Condannato a 12 anni per associazione sovversiva e concorso morale nella fallita rapina ad una banca che il 5 dicembre 1974 si concluse con l'uccisione d'un carabiniere da parte di estremisti rossi, fu eletto in Parlamento coi Radicali prima di espatriare in Francia per sfuggire al carcere. Rientrò in patria nel 1997. Dal 2003 gira il mondo come consulente (ingaggiato anche dall'ex presidente venezuelano Ugo Chavez) e conferenziere. E domani sarà a Roma per presentare «Galera ed esilio Storia di un comunista», scritto nel 2015. «Un'autobiografa intellettuale senza precedenti, il racconto di una vita, di un pensiero, di una generazione, d'una stagione di lotte non ancora concluse», recita l'invito, sorvolando sui caduti sotto i colpi della tesi della violenza come strumento di liberazione, oggi sostituita dalla passione per il movimento no global, «una specie di comunismo a-scientifico», dice Negri in alcune interviste, «che servirà ad abbattere l'attuale impero, fatto dalle relazioni economiche internazionali».

Più o meno quel che, con filosofia più spiccia, va sostenendo Loris Tonino Paroli. Lui, al presente affermato pittore, il suo pensiero lo ha esposto dal palco, sabato scorso, parlando nella sua Reggio Emilia davanti alle persone scese in piazza per i fatti di Macerata. «Dobbiamo combattere e batterci per i diritti sociali», ha tuonato tra gli applausi. Il segretario cittadino della Lega, Gianluca Vinci, è partito all'attacco: «Vedere un ex brigatista rosso che tiene un comizio spiegando la politica agli italiani lascia di stucco». Si riferiva al passato dell'ex operaio della Lombardini Motori, il brigatista Pippo che lavorava alla creazione delle Br insieme ad Alberto Franceschini e Prospero Gallinari prima della galera, nel 1975. Si fece 16 anni per associazione sovversiva, dopo essersi dichiarato prigioniero politico. «Negli ultimi 27 anni replica Paroli - non ho subito alcuna accusa di reato. Quindi nessuno deve permettersi di propormi delle punizioni, come ha fatto quella specie di leghista». E per non lasciar dubbi, citazione di Mao in salsa emiliana: «Se il nemico ti attacca, sei sulla strada giusta. Se poi il nemico è un poverino...». Nemico, e poverino: chi non s'adegua questo è.

Parola di Mao reggiano.

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