Catturato l'operaio marocchino che ha sequestrato il collega: temeva che la moglie lo tradisse

Catturato l'operaio marocchino che ha sequestrato il collega: temeva che la moglie lo tradisse

Quarantotto ore. Tanto è durata la fuga di Abdeleouahed Haida, l'operaio marocchino che nella serata di martedì scorso, alla fine del turno di lavoro all'azienda di acciai e metalli «Saf», aveva rapito Mirko Giacomini, suo collega nello stabilimento del Bresciano. Ma è stato un ritrovamento dai tratti clamorosi: mentre le ricerche si erano focalizzate sui boschi a ridosso del lago di Garda, Haida teneva in ostaggio l'operaio 45enne nella casa della moglie Angela. Nella serata di ieri, quando le perlustrazioni erano ormai state sospese a causa del buio, il colpo di scena: forse dopo una segnalazione di un vicino, i due uomini vengono trovati proprio nella palazzina dell'abitazione dove la coppia conviveva fino a pochi mesi fa. Inizialmente Haida prova a dileguarsi nel sottotetto, ma poi si consegna ai carabinieri che da due giorni pattugliavano proprio quella casa temendo che in preda al raptus di follia potesse presentarsi da un momento all'altro. Invece si trovava già li, non è ancora chiaro se con la complicità della stessa moglie. «Non lo vedevo da un po' aveva detto lei poche prima in maniera sibillina -. Non mi aspettavo una reazione del genere». Le ricerche dell'operaio 45enne e del suo sequestratore erano proseguite per tutta la giornata di ieri proprio dove i due uomini erano scomparsi. Il 37enne marocchino, convinto che sua moglie Angela di nazionalità italiana avesse una relazione con il bresciano, aveva incontrato Giacomini accompagnato da un collega, quest'ultimo poi liberato dopo che Haida aveva catturato la propria vittima. È stato proprio l'uomo sfuggito all'orrore del sequestro a lanciare l'allarme alla locale stazione dei carabinieri, già nella tarda serata di martedì. Accecato da un raptus passionale e mosso unicamente da un istinto violento e disorganico, l'uomo ha trascinato il suo collega il più possibile lontano da tutto e tutti, abbandonando l'auto usata per il sequestro a bordo strada, nei pressi del bosco dove poi si sono concentrate le ricerche. Resta ora da capire l'esatta dinamica di un giallo tra i più clamorosi tra quelli avvenuti in una vera e propria stagione del terrore nel Bresciano, oltre alla posizione della moglie Angela, che da vittima potrebbe essere ora considerata una vera e propria complice del marito, asserragliato per giorni nella sua stessa casa pattugliata dai carabinieri. Intanto le comunità locali coinvolte tirano un sospiro di sollievo su una vicenda che con il trascorrere delle ore stava assumendo contorni sempre più inquietanti.

Erano in molti, infatti, a temere che Haida, in preda ad un raptus di gelosia e stretto nella morsa dell'imminente cattura, potesse aver preso l'estrema decisione di freddare Mirko. Per tutto il tempo, invece, è rimasto in quella che per mesi era stata la sua casa, circondata dalle forze dell'ordine, nascosto come un topo con una pistola scacciacani in mano e il collega minacciato al suo fianco.

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