Il Cavaliere in campo: allargare il centrodestra Ma Alfano pianta paletti

Berlusconi sente Meloni e Angelino che chiede: mio uomo senza Lega. Sicilia, patto più lontano

Il Cavaliere in campo: allargare il centrodestra Ma Alfano pianta paletti

Silvio Berlusconi non indica ancora l'aspirante governatore del centrodestra in Sicilia, ma una telefonata con Angelino Alfano segna la rottura della trattativa, perché questi insiste su una «candidatura centrista» e ribadisce la lontananza da Matteo Salvini. Un fatto che porta in alto le quotazioni di Nello Musumeci, appoggiato da Fdi e Lega.

Al pranzo ad Arcore il leader di Forza Italia, con al fianco il consigliere Niccolò Ghedini, ascolta il coordinatore azzurro nell'isola Gianfranco Miccichè, che lavora da mesi al patto con Ap e gli presenta Gaetano Armao, amministrativista, ex assessore nella giunta di Raffaele Lombardo, ideatore di una lista di manager «indignati» e del movimento «Sicilia Nazione». Un profilo civico gradito all'ex delfino del Cav.

Il leader, però, non si fa convincere, commissiona solo nuovi sondaggi ad Alessandra Ghisleri su ambedue i personaggi. Poi, parla al telefono con la leader di Fdi Giorgia Meloni, lei ripete che Musumeci è l'unico che può vincere e che il suo partito non vuole allearsi con Ap e potrebbe solo accettare un accordo «a livello regionale». Infine, il colloquio con Alfano, probabilmente chiamato da Miccichè, che non porta ad una svolta.

All'uscita da Villa San Martino il coordinatore siciliano dichiara: «L'accordo con Alfano lo vedo più vicino». Ma sembra il contrario. Lui aggiunge: «Al presidente Berlusconi piace Armao, ma io stesso gli ho detto che prima dei nomi, bisogna pensare di chiudere l'accordo con gli alleati. Il metodo usato da Musumeci fino ad oggi non gli porta nessun beneficio, comunque non avrei problemi a candidarlo».

Poco dopo lo stesso ministro degli Esteri fa capire che le posizioni sono distanti: «È stata una telefonata gradita e amichevole. Il tema non è con chi andiamo noi, ma chi viene con noi. Così come il tema non è Forza Italia, con cui condividiamo la militanza nel Ppe, ma Salvini da cui tutto ci divide. Noi siamo fermi nel portare avanti una candidatura centrista». Pensa, forse, a Giampiero D'Alia, sostenuto da Pierferdinando Casini.

La prima preoccupazione di Berlusconi è tenere il centrodestra unito e non accetta di scaricare Musumeci, che sta già facendo campagna elettorale e nei sondaggi appare forte, creando attriti con la Meloni e con Salvini, per favorire un accordo con Alfano, che peraltro sembra in trattativa avanzata con il Pd. E poi, ragionano il Cavaliere e Ghedini, il peso di Ap alle elezioni di novembre e anche a marzo non sarà determinante: è stimato al 5 per cento in Sicilia, all'1,5 sul piano nazionale. Per Fi potrebbe essere addirittura controproducente allearsi con il «traditore».

Lui, Alfano, conduce in Sicilia «la battaglia per la sua sopravvivenza», come ha confessato allo stesso Musumeci. Del risultato gli interessa poco, prevale l'interesse.

Il Pd promette di fargli superare lo sbarramento in Senato, in coalizione. E questo conta, anche se così aiuterà il M5S. Il leader centrista ha anche depositato un nuovo simbolo, intestato a lui direttamente: con «Italia al Centro» vuole rifarsi una verginità.

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