Il Cavaliere prepara la strategia e pensa a Tajani vicepresidente

L'investitura come numero due di Fi potrebbe arrivare subito. Oggi il presidente Ue al pranzo pre-consultazioni

Il Cavaliere prepara la strategia e pensa a Tajani vicepresidente

L' impressione, dentro Forza Italia, è che il primo giro di consultazioni andrà a vuoto. Ancora non ci sono le condizioni per prospettare a Sergio Mattarella una maggioranza che guidi il Paese, perché alla vigilia l'accordo con il M5s appare quasi impossibile. A pranzo a Palazzo Grazioli Silvio Berlusconi concorderà con il suo stato maggiore la strategia per l'incontro di domani con il presidente della Repubblica. Il leader azzurro vuole un governo di centrodestra e intende esserne il «negoziatore» per Fi, senza lasciare tutta la scena a Matteo Salvini. È molto seccato per il veto ribadito ieri da Luigi Di Maio, che non vuole trattare con lui. Ma si fida dell'alleato leghista che finora, dicono i suoi, «si sta dimostrando abile, accorto, un vero politico». E ha capito che un ritorno al voto non favorirebbe né la Lega né il M5s, come poteva sembrare, ma ne dimostrerebbe solo l'incapacità politica.

Con Berlusconi ci saranno i consiglieri Niccolò Ghedini e Gianni Letta, i capigruppo alle Camere Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini e Antonio Tajani. Il ruolo del presidente del Parlamento europeo, nelle intenzioni del Cavaliere, dovrà diventare centrale nel partito e si parla della vicepresidenza. Il signore di Arcore si rende conto della necessità di riorganizzare e modernizzare Fi, rafforzando il controllo centrale. Dopo Claudio Scajola, Sandro Bondi e Denis Verdini, il partito non ha più avuto un coordinatore nazionale, anche se di fatto le funzioni erano di Ghedini. Né un vicepresidente, dopo Tremonti tra il 2004 ed il 2009. Nulla è deciso, ma il nodo potrebbe essere sciolto oggi, per consentire a Tajani di salire al Quirinale come numero 2 di Fi, nella delegazione formata da Berlusconi, Bernini e Gelmini. La questione è delicata anche per aspetti di protocollo, perché come presidente dell'Europarlamento l'ex candidato premier ha lo status di capo di Stato. Dicono che sia Ghedini che Letta sarebbero d'accordo sulla nomina e tra gli azzurri lui è molto autorevole. «Sarebbe un importante segnale - dice uno degli esponenti di vertice -, un valore aggiunto, per il suo alto profilo». E servirebbe a controbilanciare l'ala del Nord, filo salviniana. Qualcuno, però, teme che possa sembrare un segnale di debolezza del Cav. L'interessato, senza sgomitare, si è detto disponibile e in un'intervista a Repubblica avverte: «Senza Fi non si fa alcun governo. Rappresentiamo il 14% degli elettori, abbiamo 170 parlamentari e siamo il primo gruppo del centrodestra al Senato. Questa conventio ad excludendum non è solo inaccettabile, non ha proprio senso». Tajani ricorda che 4 milioni e mezzo di italiani «hanno votato un simbolo con scritto Berlusconi presidente, perciò parlare con noi senza coinvolgere Berlusconi è un periodo ipotetico dell'irrealtà». Poi indica le elezioni europee del 2019 come prossimo obiettivo. «Siamo noi a non voler fare alcun governo con il M5S - insorge la Gelmini - Le elezioni non le hanno vinte loro». E rimprovera al Pd l'Aventino, come «fuga dalla responsabilità». La Bernini accusa il M5s di offrire un «contratto standard precompilato di governo a Lega o Pd», indifferentemente. E Licia Ronzulli, tra le più vicine al Cav: «Di Maio non ha i voti per formare il governo eppure continua a collezionare molti veti.

Il 37% degli italiani, non il 32%, ha chiesto al centrodestra di fare un governo». A Mattarella, dunque, Fi si presenterà come forza della coalizione con la maggioranza relativa, che cerca chi converge sul suo programma. Ma, dice Tajani, «nessuno pensi di scegliere i ministri azzurri dall'esterno».

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