Fallisce il doppio attacco alla poltrona del Guardasigilli. Le due mozioni di sfiducia (quella del centrodestra e quella presentata da +Europa) non sortiscono l'effetto sperato: ovvero cacciare il grillino Alfonso Bonafede dagli uffici di via Arenula. Alla fine, vista la scelta di campo annunciata soltanto in aula da Matteo Renzi, era difficile stabilire se le reazioni indignate dell'opposizione fossero causate dall'operato del ministro o dalla piroetta del leader di Italia viva. E da lì a urlare a viva voce il tanto vituperato mercato delle poltrone il passo è stato breve. «Dopo che i 5 Stelle hanno mollato anche sul no alla regolarizzazione degli immigrati - ha commentato la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni -, consentendo la sanatoria indiscriminata per i clandestini proposta dal partito di Renzi, e dopo il lungo colloquio di ieri tra Conte e la Boschi per trattare chissà quale altra poltrona, Renzi difende Bonafede» e a Renzi invia un post scriptum: «Tra un po' avrai più poltrone che voti».
Sullo stesso registro il commento della vicepresidente del gruppo di Forza Italia al Senato, Licia Ronzulli. «Renzi ha sprecato l'opportunità di distinguersi dalle politiche forcaiole del Movimento 5 Stelle, di prendere le distanze dai troppi sbagli di un ministro inadeguato e dalle gravi e oscure vicende che da giorni scuotono il ministero della Giustizia. Renzi continua a fare opposizione al governo solo a parole». Il suo collega di partito Enrico Aimi fa risuonare nell'Aula di Palazzo Madama addirittura le parole che Dante dedica al conte Ugolino («più che 'l dolor pote' il digiuno») alludendo alla fame di potere di Italia viva.
Appetito sottolineato anche da Fabio Rampelli (FdI). «Primum vivere. Ma in politica il precetto diventa sopravvivere - commenta -. Come volevasi dimostrare, il presidente Conte ha ceduto al ricatto di Renzi per salvarsi. Il bullo di Firenze, più tronfio che mai, pretenderà al Senato la presidenza di commissioni strategiche, e un ministro in più».
Riposiziona il «mirino» verso il ministro sfiduciato l'azzurro Massimo Mallegni. «Mi stupisco - commenta - che sia stato necessario presentare una mozione di sfiducia e che lei non abbia fatto un passo indietro manifestando un minimo di sensibilità istituzionale».
Convinto il doppio voto di sfiducia di Giulia Bongiorno (Lega). «Lei ha promesso ma non ha accelerato i tempi dei processi - dice la senatrice -, non ha riformato il codice. Durante la pandemia ha omesso di decidere quando era essenziale farlo: ci sono stati gravi ritardi. Si sono chiuse le scuole e gli stadi, ma i tribunali sono rimasti aperti: ho visto avvocati pure ottantenni al lavoro. Sono stati chiusi molto dopo e dopo che avvocati, giudici e cancellieri si sono infettati. Poi ha abdicato al suo ruolo: voi del governo non avete fatto nemmeno una norma sullo smartworking. Se doveva fare una scelta sulle scarcerazioni - sottolinea Bongiorno - mi spiega perché non ha fatto uscire chi era in custodia cautelare presunto innocente invece dei condannati definitivi?». «È un giorno triste per l'Italia - commenta amaro il deputato leghista Giulio Centemero -. Anni di lotta alle mafie e alla criminalità, spazzati via da un esecutivo che non solo non conosce la Storia ma per di più la disonora».
Da segnalare il distinguo dei senatori del gruppo Cambiamo! che non hanno votato la mozione del centrodestra ma solo quella della Bonino.
«L'operato del Guardasigilli si è caratterizzato per una politica giustizialista - commenta Gaetano Quagliariello -, dalla manomissione del principio del giusto processo fino ad una riforma delle intercettazioni in senso inquisitorio, in netto contrasto con il garantismo da noi sempre difeso».
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