Roma - Realizzato il sogno segreto di ogni tecnocrate: un computer sostituisce la politica. È il capolavoro di ignavia dell'eurocrazia, la mossa del cavallo tentata dalla Commissione per disincagliarsi dalla palude degli opposti veti dei governi europei sulla gestione dei migranti. La novità è contenuta nella proposta di riforma di «Dublino», il controverso regolamento che obbliga i migranti a chiedere asilo nel primo Paese europeo in cui hanno messo piede (scaricando sulle nazioni frontaliere il peso dell'accoglienza). La proposta presentata due giorni fa è già di per sé un compromesso al ribasso, non intacca il principio del regolamento contestato da Italia e Grecia ma caro a molti governi dell'Europa del Nord e dell'Est.
L'unica vera novità annunciata dal vice presidente della Commissione Frans Timmermans e dal commissario all'Immigrazione Dimitri Avramopoulos è il meccanismo di salvaguardia in caso di afflusso eccessivo di migranti in un solo Paese, attraverso il ricollocamento di una parte dei migranti negli altri Stati membri secondo un sistema di quote. Un meccanismo già previsto su base volontaria, ma fallito e che ora si vorrebbe riproporre, rinforzato da una multa inflitta ai Paesi che vogliono chiamarsi fuori dalla redistribuzione: 250.000 euro per ciascun migrante rifiutato.
La Commissione ha cercato un compromesso, ma l'idea delle multe è già stata contestata da Repubblica ceca, Slovacchia, Polonia e Ungheria, contrari a creare automatismi guidati da Bruxelles nella gestione dell'immigrazione, anche perché convinti che spingerebbero ancora più migranti a partire verso l'Europa. Per cercare di convincerli a mandar giù la pillola, la Commissione ha pensato bene di depoliticizzare al massimo la questione, pensando così di eliminare la necessità di mediare con i governi più recalcitranti.
Perché il metodo delle multe è apparentemente neutrale, ma richiede comunque una scelta politica. Chi decide quanti immigrati spettano a ogni Paese e quindi quando scatta la multa? La Commissione aveva elaborato un algoritmo, una formuletta un po' vaga per stabilire la quota basandola su quattro parametri ponderati a seconda dell'importanza: popolazione del Paese (40%), Pil (40%), migranti e profughi accolti negli ultimi 4 anni (10%), tasso di disoccupazione (10%). L'ultima trovata per far apparire ancora più neutrale questa decisione è affidare il calcolo a un computer a Malta, un elaboratore che si trova negli uffici dell'Agenzia europea per l'asilo. Dovrebbe raccogliere i dati da tutti i Paesi europei e man mano dare il responso.
Niente di nuovo in fondo: è la versione moderna degli aruspici, i sacerdoti che leggevano i segni del destino nelle viscere degli animali per gli etruschi e gli antichi romani.
Per i leader era un modo di investire le decisioni difficili di un'aura divina, terza rispetto alle parti in causa. Oggi è solo la prova di come l'Europa sia una terra promessa in cerca d'autore, che si illude di sostituire la leadership democratica con una guida tecnica. Anzi, con un microchip.
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