Chi è rimasto senza armi e senza penne

Chi è rimasto senza armi e senza penne

Salvini ha esaurito le munizioni della caccia all'immigrato clandestino e le polveri sono bagnate. Davanti a lui si erge uno schieramento con cui non sa vincere perché la destra italiana che lui rappresenta non è ideologica, mentre la sinistra è soltanto ideologica e, come ricordava ieri Sgarbi, non ha problemi a bruciare libri come Hitler e impedire ai cervelli nemici di pensare, come faceva Mussolini con Gramsci. Salvini perde se seguita con il «non me ne frega niente di fascisti e comunisti», perché non ha più crociate da vincere. È aggrappato alla bandiera della flat tax ma Di Maio lo umilia con condiscendenza: «Vedremo...». Salvini non è più lo stesso trascinatore di folle perché perde dove era fortissimo: sul terreno mediatico. Valga l'orrida vicenda del Salone di Torino, che ha ricompattato nei riti dell'antifascismo liturgico la sinistra aggrappata a questo rottame e l'estrema destra di Casa Pound che festeggia Babbo Natale. L'unico che non vince è il carismatico leghista-sovranista che perde pezzi di borghesia del Nord e cede punti al parassitismo di cittadinanza. Bossi l'aveva capita e non lasciava a nessuno il monopolio dell'antifascismo rituale.

Il fatto è che mentre i Cinque Stelle nel loro orrore cavernicolo hanno una strategia, Salvini si è chiuso in una gabbia per canarini e perde le penne. La ciambella di salvataggio è ovvia: riaprire il centrodestra di governo, ma alla svelta perché il tempo gioca contro.

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