«Chi rottama fa il premier, per me chiedono la galera»

Minzolini rischia 4 mesi per aver rimosso una giornalista dalla conduzione del Tg1: «Era in video da 28 anni»

Il reato di cambiare conduttori al Tg1. Augusto Minzolini, ex direttore del primo tg Rai, rischia quattro mesi di galera (è la richiesta della Procura) per aver osato spostare dalla conduzione serale - l'edizione più ambita dai mezzobusti -, la veterana Tiziana Ferrario, da 28 anni in video, per far posto a volti nuovi. Non l'avesse mai fatto. Da allora, cioè dal 2010, è finito dentro una guerra legale tra ricorsi al giudice del Lavoro e denunce penali della Ferrario, come quella appunto per abuso d'ufficio arrivata ormai a sentenza (prevista per metà novembre). Un reato, a memoria dei legali di Minzolini, mai contestato ad un giornalista in Rai per normali scelte editoriali come quella sui conduttori. Una condanna penale per abuso d'ufficio, peraltro, sarebbe un precedente inquietante per viale Mazzini, vista la mole spaventosa di cause di lavoro pendenti in Rai (circa 1.200, una ogni dieci dipendenti).

Eppure per il pm Sergio Colaiocco, che ha chiesto la condanna, il reato contestato è «sussistente» perché ci sarebbe stata da parte di Minzolini «l'intenzione di prevaricazione» nei confronti della giornalista. A cui però - hanno risposto gli avvocati dell'ex direttore oggi senatore di Forza Italia -, erano arrivate, già negli stessi giorni dell'avvicendamento alla conduzione, proposte di incarichi alternativi di notevole prestigio: inviata a Mosca (per un periodo «da concordare insieme»), inviata in Iran, corrispondente da Madrid, caporedattore a Milano. Viene anche mandata venti giorni a New York, in attesa che si liberi il posto di corrispondente allora occupato da Giulio Borrelli (e attualmente coperto proprio dalla stessa Ferrario). Tutte poltrone che un giornalista sogna come traguardo di una carriera fortunata, ma che per la Ferrario, per un motivo o per l'altro, non erano adeguate e sufficienti (come pure la promozione a caporedattore della fascia del mattino) a ripagarla della mancata conduzione. Avvenuta, a suo dire, come «vendetta» per non aver firmato - lei come altre dozzine di colleghi - un documento a difesa del Tg1 sotto accusa per un titolo sbagliato sul processo Mills.

Eppure, chiamato come testimone, il capo del Personale Rai, Luciano Flussi, ha spiegato che gli incarichi proposti da Minzolini - le corrispondenze da capitali importanti - erano non solo adeguati alla qualifica della Ferrario, ma addirittura superiori, perché solitamente riservate a vicedirettori o almeno caporedattori. E il giudice del Lavoro, a cui l'ex conduttrice aveva fatto ricorso, ha respinto nel merito la tesi del demansionamento con la sentenza del 4 aprile 2014, rigettando la richiesta di danni. Anche su questa, com'era prevedibile, pende un ricorso.

Chi si sente perseguitato, in realtà, è Minzolini. Sotto processo per aver dato spazio a giovani giornalisti (diciotto precari assunti) e aver rottamato conduttori «intoccabili» lì da decenni.

L'ex direttore del Tg1 in attesa del verdetto, oltre ad un «no comment», si limita ad una considerazione: «In politica chi rottama diventa premier, in Rai invece se cambi un conduttore che da 28 anni era in video rischi quattro mesi di galera». Chissà che non lo senta Bersani e porti in tribunale Renzi per demansionamento.

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