Roma - La sensazione di una presenza estranea in casa, il rumore della serratura della porta o semplicemente due facce poco raccomandabili che entrano nel tuo negozio come normali clienti. Piccoli, insignificanti eventi della vita quotidiana che, visti a posteriori, erano segni premonitori di un evento enorme che stava per cambiarti la vita. Episodi così sono comuni ai racconti di tante vittime di furti e rapine finite nel tunnel giudiziario semplicemente per aver tentato di difendersi. Storie che contraddicono la retorica del «Far west» dell'autodifesa. La stragrande maggioranza delle persone coinvolte in casi di questo genere, sono persone normali che hanno subito eventi purtroppo altrettanto «normali».
Non si parla non di rambo che sparano all'impazzata ma di chi si difende rispettando pienamente la legge sulla legittima difesa, pur così restrittiva. Chi si trova in questa situazione, pur venendo successivamente riconosciuto innocente in tribunale, dovrà pagare da 40 a 100mila euro e oltre.
Può capitare a chiunque. E per la legge italiana, se ti capita, devi sborsare di tasca tua, rischiando di finire rovinato. La casistica è impressionante. Graziano Stacchio, il benzinaio di Ponte di Nanto (Vicenza) che sparò per difendere la commessa di una gioielleria da un commando armato, ora ha almeno la serenità di chi non è più sotto processo: «È stata durissima, anche psicologicamente - dice al Giornale - ci sono voluti 16 mesi e quasi 40mila euro di spese legali, nonostante io non sia mai nemmeno andato a processo». Cosa che invece è capitata a Franco Birolo, tabaccaio di Padova che ha ucciso per difendersi e ha corso il rischio di venir condannato e di dover pagare alla famiglia del rapinatore ucciso il risarcimento che chiedeva, ben 325mila euro. Birolo ne è uscito in appello, spendendo cifre simili a quelle di Stacchio, grazie a un'accorta strategia di contenimento dei costi. Ma può andare anche molto peggio. Se devi difenderti in un processo bisogna produrre perizie e contro perizie, pratiche che possono costare anche 10mila euro l'una. Ne sa qualcosa la famiglia di Giovanni Petrali, il tabaccaio di Milano il cui caso ha riempito pagine di cronaca. «Il processo contro mio padre - racconta il figlio Nicola - è durato nove anni. In primo grado l'avevano condannato frettolosamente, poi per fortuna la verità è emersa. Abbiamo fatto il conto di quanto sarebbe costato il procedimento se non avessimo avuto un avvocato in famiglia: 100mila euro».
Un pensiero che toglie il sonno a Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio d'Adda, nel Milanese, che, come negli altri casi, è sotto processo nonostante nel suo caso il ladro sia addirittura entrato in casa. Per lui la beffa di un'attesa lunghissima: il pm ha chiesto l'archiviazione, ma la famiglia del malvivente si è opposta e il Gip se la prende comoda: la richiesta di archiviazione risale a giugno. «La questione economica non è da poco - dice Sicignano - al momento ho solo versato acconti, ma se si andasse a un processo lungo, mi hanno spiegato che si può arrivare anche a spendere 120mila euro». In Lombardia c'è un fondo regionale, ma ci sono limiti di reddito.
In Liguria una simile iniziativa è stata impugnata dal governo.Se poi scatta la condanna, le cifre lievitano. «A me finora - dice Enrico Balducci che ha sparato ai rapinatori del suo distributore di benzina a Bari - è costato 580mila euro».
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