Chiamparino vicino alle dimissioni

Il Presidente del Piemonte lascerà se il 9 luglio il Tar accoglierà il ricorso della Lega sulle firme false delle liste del Pd

Chiamparino vicino alle dimissioni

Sergio Chiamparino è pronto a lasciare. Se il 9 luglio il Tar si pronuncerà a favore del ricorso presentato dalla Lega per le firme false, l’attuale presidente del Piemonte si dimetterà.

Chiamparino, secondo l’Huffingtonpost, dà la colpa di tutto al Pd piemontese come a dire"io non c'entro nulla con voi, non pago con la mia reputazione vostri errori". E anche i suoi sostenitori sono della stessa linea: "Si deve ribadire la differenza e l'estraneità di Sergio da un sistema politico che dimostra una così incredibile superficialità". Il problema nasce perché chi doveva autenticare le firme delle liste non era presente al momento di farlo. Il Tar ha quattro possibilità: respingere il ricorso; rinviare tutto all'autunno per ulteriori approfondimenti; accogliere le osservazioni ma attendere l'evolversi del procedimento penale prima di esprimersi; accogliere il ricorso. Negli ultimi due casi Chiamparino mollerà anche se da Roma, sia Matteo Renzi sia Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, lo invitano a rimanere. Un deputato renziano spiega i pericoli di un ritorno alle urne: "Piuttosto che perdere il Piemonte, fossi in lui, mi taglierei una mano. Se rivinci hai fatto il tuo, se perdi, o se vinci con meno dell'ultima volta con percentuali superiori al 60%, ti si apre un problema enorme". Ma le voci che trapelano da Torino indicano un Chiamparino irremovibile. "Non credo – avrebbe detto a Guerini - che i nostri elettori, e nemmeno in generale tutti i piemontesi, siano d'accordo nel vedermi ripetere quanto ha fatto Roberto Cota, che ha anteposto l’attaccamento alla poltrona alla legalità e alla certezza dell’azione di governo".

Per Renzi il problema è duplice perché Chiamparino è l’unico presidente di Regione, insieme alla Serracchiani, che possa autenticamente definirsi “renziano” ma lo è anche il segretario regionale Davide Gariglio che ora è sotto accusa per il pasticcio commesso. “I suoi detrattori – spiega l’Huffington - lo accusano di essere stato indirettamente la causa del pasticcio, avendo fatto pressioni per infilare nel listino del presidente un suo uomo, il tesoriere regionale Domenico Mangone, nonostante le contrarietà dell'allora candidato Chiamparino, e convincendosi solo all'ultimo di virare su una donna, Valentina Caputo. Portando avanti il tira e molla fino a tre giorni prima della presentazione delle liste, provocando così quella corsa forsennata le cui conseguenze oggi sono sotto gli occhi di tutti”. Ora, se da un lato i renziani spingono perché Chiamparino resti, i giovani Turchi, per bocca del senatore Stefano Esposito, si schierano con il presidente nella sua scelta di rassegnare le dimissioni. Dimissioni che, in ogni caso, potrebbero essere date a gennaio-febbraio prossimo così da accorpare le Regionali con le comunali di Torino in quanto dal momento delle dimissioni al voto, secondo la legge regionale, non possono passare più di tre mesi.

Nelle intenzioni di Chiamparino ci sarebbe la ricandidatura a Presidente ma unita al ruolo di commissario del partito di modo tale da far fuori tutti i capibastone ed evitare altri eventuali pasticci nella compilazione delle liste. Ma secondo i renziani "Se lo fa, e rimane a bagnomaria fin dopo Natale, la sua amministrazione è delegittimata, e lui è politicamente finito, e dovrà assumersene le sue responsabilità".

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