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Chiusure domenicali, la proposta grillina divide i consumatori

Il governo tira dritto sulle chiusure di negozi e centri commerciali la domenica e nei festivi. Il M5S: "Dodici aperture facoltative e località turistiche escluse, è così in tutta Europa e fa bene all'economia". Ma i consumatori si dividono

Chiusure domenicali, la proposta grillina divide i consumatori

La proposta è datata 2012, quando il vescovo di Campobasso, Giancarlo Maria Bregantini, raccolse assieme a Confesercenti 850mila firme in tutta Italia per chiedere una legge che ripristinasse l’obbligo di chiusura delle attività commerciali la domenica e durante le festività.

Oggi a raccogliere l’appello dei piccoli commercianti, supportato da Oltretevere, è il leader grillino Luigi Di Maio, che già alla fine della scorsa legislatura caldeggiava l’approvazione di una legge “in grado di superare il selvaggio West delle liberalizzazioni”, per dirla con le parole dell’attuale ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro. L’idea, all’epoca, era stata criticata dal capo dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda. A quasi un anno di distanza dalla proposta di legge a prima firma Michele Dell’Orco, il Pd resta contrario all’introduzione di una misura di questo tipo. Al coro di voci critiche si associano pure Forza Italia e Confindustria, mentre la Lega che, inizialmente, con Gian Marco Centinaio, aveva invocato correttivi come una eventuale deroga per le città turistiche, ora si schiera compatta con l’ala pentastellata dell’esecutivo. “Avanti con la nostra proposta per la chiusura domenicale dei negozi e la possibilità di stabilire 8 aperture all’anno”, ha detto martedì scorso il capogruppo del Carroccio alla Camera, Riccardo Molinari.

Ma se il governo giallo-verde si presenta tutto sommato unito, incassando a sorpresa anche il sostegno del segretario della Cgil, Susanna Camusso, a dividersi sono i consumatori. Fare spese la domenica? Una bella comodità per alcuni. Alla quale non si è disposti a rinunciare. “Lavoro tutta la settimana, il sabato e la domenica sono per lo shopping”, è convinta una ragazza che si infila nella stazione della metropolitana della centralissima via Ottaviano, a Roma (guarda il video). “A me fa piacere che siano aperti”, aggiunge un suo coetaneo. Una signora di passaggio difende la libertà dei commercianti di decidere autonomamente se alzare o meno la serranda, mentre una giovane donna sposta l’attenzione sul rispetto dei contratti e del pagamento degli straordinari per chi lavora nel weekend. “Da quando è iniziata la crisi, paradossalmente, la domenica lavoriamo di più”, spiega la proprietaria di un negozio del quartiere Prati. “Certo anche a me piacerebbe riposare”, ci confessa. Ma, come si dice, di necessità virtù.

Di tutt’altro avviso l’esercito di commesse che sogna di passare la domenica in famiglia. “Ecco perché poi i mariti si fanno l’amante, noi a casa non ci siamo mai”, scherza una di loro. “Possiamo anche evitare di acquistare la domenica e tornare al sistema di un tempo”, le dà man forte un altro signore. “Ognuno ha diritto di rimanere a casa nei giorni festivi”, concorda una donna. “Invece di andare a mezzanotte a prendere il dentifricio, ci andassero prima”, scherza. A mettere in guardia, però, su alcune delle conseguenze negative della proposta è il Codacons, con l’avvocato Vincenzo Rienzi. “Chiudere i negozi la domenica genera innanzitutto un minor gettito fiscale, perché ogni volta che si fa un acquisto si pagano le tasse – attacca – inoltre ciò non favorisce le piccole imprese, ma le penalizza, visto che nel fine settimana si guadagna di più”. Per il Codacons un passo indietro sulle liberalizzazioni sarebbe poi un ulteriore regalo ai colossi dell’online. “Con lo stop alle aperture di domenica abbiamo stimato un possibile aumento del 2,7% dello shopping in rete”, spiega l’avvocato.

Di parere opposto il presidente della Confesercenti Lazio, Valter Giammaria, per il quale il decreto Monti, che nel 2012 ha introdotto la deregulation del settore, non ha prodotto alcun beneficio in termini di ricchezza e consumo, anzi. “Negli ultimi anni hanno chiuso i battenti nel Lazio oltre 59mila attività commerciali”, denuncia Giammaria, che definisce “una proposta di buon senso” quella avanzata dal governo. “I piccoli imprenditori non ce la fanno più ad andare avanti a questi ritmi, e neppure i dipendenti: la domenica si lavora di più solo perché si è spostato il consumo”, attacca il presidente di Confesercenti Lazio. Quello della concorrenza dell’e-commerce poi, in questo caso, sarebbe un falso problema. “Chi acquista online – spiega – lo fa per cultura e sicuramente non aspetta la domenica”.

Il governo, comunque, è determinato ad andare avanti con la concessione a negozi e centri commerciali di 12 domeniche l’anno da sfruttare per le aperture “in base alle esigenze specifiche del territorio”, “con esclusione delle località a interesse turistico”, si legge sul blog del Movimento 5 Stelle.

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