Il Cile sopravvive a un sisma da record e all'allarme tsunami

Onde fino a 6 metri e «solo» 10 vittime per la scossa di magnitudo 8,4 Richter Tanta paura ma strage biblica evitata

Mancavano pochi minuti alle 8 di sera di mercoledì e la maggior parte dei cileni si stava preparando per la cena. All'improvviso tutto comincia a tremare. Chi cammina a piedi pensa di essere ubriaco senza aver toccato un goccio d'alcol perché le gambe fanno fatica a seguire una linea retta mentre il bicchiere del presentatore di Cnn Chile - filiale del colosso tv di Atlanta che trasmette da Santiago notizie 24 ore su 24 in lingua spagnola- gli rovescia sul tavolo l'acqua e lui, nonostante cerchi di infondere calma, comincia a guardare in su, giusto per controllare che i riflettori dello studio non gli cadano in testa. Dura a lungo questa scossa maledetta e Gisela Santos, una sorta di Raffaella Carrà bruna che conduce su Canal 7 un programma che fa vincere premi al pubblico, interrompe la diretta e manda la pubblicità perché visibilmente sotto choc. Trema tutto in Cile e nei supermercati le bottiglie di Coca-Cola si rovesciano, gli abitanti della capitale sciamano in strada come formiche impazzite, alcuni sull'orlo di una crisi di nervi, la maggior parte quasi rassegnati perché, sia detto per inciso, da queste parti non passa giorno senza che ci sia una scossa, seppur lieve. Il problema è che quella di mercoledì sera è stata l'ottava più forte di sempre in Cile e tra le «top ten» degli ultimi 25 anni in tutto il mondo, un terremoto che i sismografi hanno calcolato in 8,4 gradi della scala Richter.

Epicentro è stata la regione di Coquimbo e, a detta dell'Onemi, la Protezione civile cilena, la scossa è avvenuta a 12,5 Km di profondità. Questo spiega perché è stata avvertita non solo nella vicina Argentina, dove nella città di Cordoba «i lampadari non smettevano di oscillare come un pendolo» racconta un giovane universitario, ma persino nella lontanissima San Paolo, dove l'altroieri sera sono state più di 50 le telefonate ai pompieri di cittadini brasiliani allarmati dall'insolito tremore.

Al momento in cui andiamo in stampa le vittime ufficiali sono dieci, grazie al cielo pochissime se si pensa che ad esempio il terremoto che nel gennaio del 2010 uccise 300mila haitiani fu molto meno forte, «appena» 7 gradi della scala Richter, per non dire della nostra L'Aquila, dove nel 2009 per una scossa attorno al sesto grado le vittime furono oltre 300. La presidente cilena Michelle Bachelet, assai criticata per come gestì il terremoto del febbraio 2010 (8,8 gradi della Richter) in cui morirono 526 suoi connazionali, un paio d'ore dopo il sisma era già operativa al palazzo della Moneda mentre ieri ha percorso le strade della regione del Coquimbo per vedere di persona i danni e parlare con gli sfollati, circa un migliaio. Qui è stata la cittadina di Illapel la più colpita a causa della vicinanza di appena 50 Km dall'epicentro e dove ancora ieri sera i suoi 30mila abitanti erano senz'acqua. Di certo il maggior numero di dieci morti (ma il bilancio è provvisorio) non è dovuto al crollo di abitazioni - la legislazione antisismica in Cile è molto rigida ed è rispettata - ma a malori e allo tsunami che, con onde alte sino a 5-6 metri, nella notte di mercoledì ha colpito la parte centrale della costa cilena.

Molte le piccole imbarcazioni danneggiate e visto che lo sciame sismico continua - oltre 90 le scosse nelle ultime ore - è bene l'ottima organizzazione dell'Onemi che, forse imparando dagli errori del passato, questa volta sembra avere funzionato alla perfezione, riuscendo a far sfollare in meno di un'ora dalla terribile scossa di mercoledì sera un milione di cileni vicino alla costa e, dunque, a rischio tsunami.

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