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"Cinico e punta al restauro dell'impero. Lo zar ha già in mente di usare la forza"

L'analista: "Ragiona secondo categorie ottocentesche come le zone di influenza e considera la guerra come uno strumento legittimo"

"Cinico e punta al restauro dell'impero. Lo zar ha già in mente di usare la forza"

Professor Parsi, ma come funziona la testa di Vladimir Putin? Come minimo possiamo dire che non ragiona come noi...

«Cominciamo col dire che c'è in lui una soglia etica del rapporto mezzi-fini diversa dalla nostra. In altri termini, un cinismo molto maggiore. Non dimentichiamo che ha fatto avvelenare il suo principale oppositore Aleksei Navalny, che a suo tempo non ha esitato a usare il polonio radioattivo per uccidere suoi avversari in piena Londra. Ma anche che ai tempi della crisi cecena usò metodi repressivi estremamente brutali, e che non si fece problemi a causare la morte di centinaia di civili chiusi in un teatro moscovita pur di eliminare i terroristi che li tenevano in ostaggio. Il personaggio è questo».

E venendo alle circostanze odierne, secondo lei Putin cosa vuole ottenere o dimostrare?

«Punta al restauro della grande potenza russa e a ribaltare le conseguenze della Guerra Fredda. Di questo non ha mai fatto mistero fin da quando è asceso al potere. Ma vuole anche legittimazione per il suo sistema autoritario, un obiettivo che condivide soprattutto con i cinesi. Il problema per lui è che in questo la Russia è di gran lunga inferiore a una Cina che vanta ben altra performance in termini di logica argomentativa. Il partito comunista cinese funziona, mentre gli argomenti utilizzati da Putin sono modestissimi. Questa pochezza si è dimostrata in quella lettera di 11 pagine inviata agli Stati Uniti per certificare le pretese russe sull'Ucraina. Era messa insieme malamente, imbarazzante direi».

Questa realtà stride con lo status che molti riconoscono a Putin di stratega vincente, di statista brillante. Lei come spiega questo abbaglio?

«Non si comprende che lui è al potere solo perché a suo tempo ha stretto un patto di acciaio con Eltsin e con un gruppo di oligarchi alleati per farne fuori altri. Che è il punto di sintesi di interessi economico-finanziari giganteschi. Senza offendere nessuno, per capire Putin è più utile guardare i padrini di Corleone che un manuale di scienze politiche. Gli uomini politici che tessono le lodi di questo personaggio hanno qualche interesse per farlo. Faccio l'esempio di George W. Bush, che arrivò a dire di aver guardato negli occhi di Putin e di avervi letto l'affidabilità! La verità è che per condurre la lotta al terrorismo islamico ci si è alleati con chiunque, e ora che quella guerra è finita ne paghiamo il prezzo. Le dirò di più: abbiamo sopravvalutato i pericoli della minaccia islamista, mentre sottovalutiamo quella portata da Putin all'Europa».

Che rischi corriamo?

«A differenza dei terroristi, da lì viene un pericolo per la tenuta stessa dei nostri sistemi. Un Paese europeo che usa la forza a livello interstatale per risolvere i suoi problemi non lo si vede dalla seconda guerra mondiale. La civiltà europea si basa su tre principii: la sovranità intangibile degli Stati, la superiorità della legge sulla forza e il ripudio della forza come mezzo di risoluzione dei dissidi internazionali. Putin li sta violando tutti e tre contemporaneamente».

Come giudica la nostra reazione?

«A quelli che dicono che l'Europa ha interessi diversi da quelli americani faccio osservare che tante volte è vero, ma non in questo caso: perfino i francesi si sono allineati con loro davanti alla minaccia ai confini esterni della Nato. Assistiamo a un grande e inatteso risultato: di fronte a una minaccia ai nostri principi base, l'Europa si compatta».

E Draghi cosa dirà a Putin?

«Anche lui gli chiarirà che non ci disallineeremo. Che rischia di mettersi nei guai. Che gli conviene ripensarci».

Ma secondo lei Putin ha già deciso di attaccare?

«Lui ha messo in conto fin dall'inizio di usare la forza se non avesse ottenuto tutto quello che chiedeva.

Questo lo distingue da noi: ha in mente categorie ottocentesche come le zone d'influenza e considera la forza come uno strumento legittimo per risolvere i problemi».

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