Politica

Il circolino degli ex presidenti

A un passo dal Colle, ma spesso immolati per il Colle, vicini all'Olimpo laico ma forse troppo vicini e dunque in un attimo sospinti verso il basso, nel precipizio dei franchi tiratori e delle mille fluide trattative

Il circolino degli ex presidenti

A un passo dal Colle, ma spesso immolati per il Colle, vicini all'Olimpo laico ma forse troppo vicini e dunque in un attimo sospinti verso il basso, nel precipizio dei franchi tiratori e delle mille fluide trattative. Stiamo parlando della seconda e terza carica dello Stato, i presidenti del Senato e della Camera. Per la statistica sono stati premiati di più nel Quirinal game quelli della Camera. Dal 1948 ad oggi cinque di loro sono diventati presidenti, Gronchi, Leone, Pertini, Scalfaro e Napolitano. Per quanto riguarda il Senato solo due, De Nicola e Cossiga. Però i loro nomi entrano sempre nella battaglia più complessa e più ambita della nostra democrazia. Per ragioni istituzionali e per ragioni politiche. Nel primo caso è una questione di pura forma, di anello nella struttura della Repubblica. Il 3 febbraio, quando scade il mandato di Mattarella, ad esempio, se non sarà stato trovato un successore, potrebbe diventare capo dello Stato temporaneamente Elisabetta Casellati, attuale presidente del Senato, voluta nel 2018 da Forza Italia ed eletta anche dai grillini. Poi ci sono i motivi politici, figure proposte dalle parti ma spesso votate trasversalmente, per accordi, per balance maggioranza-opposizione, per questioni di potere all'interno dei partiti e delle coalizioni. La Casellati, tolto l'aspetto tecnico, proposta di fatto dal centrodestra al di là dei tre petali di rosa subito sfioriti (c'era anche l'ex presidente del Senato Pera), è già stata impallinata dal centrosinistra perché troppo di parte. Almeno finora, nella fluidità delle ore. Nel caso di Casini, ancora in corsa, fa più notizia l'aver calato la gioventù democristiana nella piattaforma della contemporaneità, Instagram, ma l'essere stato presidente della Camera è ancora un punto a favore. La bocciatura più dolorosa fu quella di Marini, presidente del Senato dal 2006 al 2008 e proposto nel 2013 da Bersani, Berlusconi d'accordo. Al primo scrutinio l'ex sindacalista venne affossato dai franchi tiratori, bipartisan. Nella percezione pubblica i nostri eroi sono un po' come capiclasse di aule spesso indisciplinate, garanti dell'equilibrio apparente ma capaci sottobanco di fare politica, di muovere la barra del potere su agende, procedure, regole del gioco. Qualche volta vogliono far dimenticare le proprie origini e seguono linee ideologiche personal. Riserve della Repubblica, certo, in senso nobile, ma qualche volta riserve nel senso calcistico, quando la politica difetta di idee e di campioni.

Oppure li ha e non li usa.

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