La contabilità del disastro vista dalle banche è tutta una questione di numeri: «I clienti retail, cioè privati, possessori di obbligazioni subordinate oggetto del decreto 180 sono stimati essere circa 12.500 per un controvalore di circa 431 milioni di capitale». Cioè oltre quattro volte lo stanziamento del governo. Ieri le società eredi delle quattro banche fallite hanno svelato la reale misura della voragine creata.Nel comunicato congiunto di Nuove Banche Carife, CariChieti, Marche ed Etruria non c'è solo la panoramica con l'obiettivo largo, si scende anche nel dettaglio. In particolare si fa il punto sui casi più gravi: «I casi più esposti sono stimati in 1.010 piccoli risparmiatori (persone con meno di 100mila euro di risparmi presso la banca) con una concentrazione di bond subordinati superiore alla metà del proprio patrimonio. Il controvalore di tali obbligazioni è pari a 27 milioni». Le banche in pratica sembrano voler suggerire qual è la platea di clienti meritevoli di «aiuto umanitario», come direbbe Padoan: quelli a cui hanno rovinato la vita facendogli sparire più di metà del patrimonio. Si tratta dunque di mille persone o poco più, che hanno lasciato sul terreno in totale 27 milioni. A loro, dicono le banche, spetta la priorità. «Il fondo di solidarietà -spiegano nel comunicato- è idoneo per capienza a coprire queste situazioni».
Dunque i mille possono tornare a dormire sonni tranquilli? Meglio non correre a brindare: anche queste situazioni «saranno valutate caso per caso».E gli altri? Ci sono 8.020 clienti che hanno investito in obbligazioni subordinate meno del 30% del proprio portafogli e 2.450 con più di 250.000 euro sui conti. Per loro la solidarietà può attendere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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