Col "decreto Carrai" il premier piazza chi vuole

Renzi può assumere come dirigenti i fedelissimi (anche senza laurea)

Col "decreto Carrai" il premier piazza chi vuole

Matteo Renzi deve avere davvero tanti amici ai quali dover restituire favori. Altrimenti non si spiegherebbero tutti questi espedienti per agevolare la loro carriera con stipendi a cinque zeri. Ma siccome in Italia trovare lavoro è sempre un problema, e il suo Jobs Act non funziona, ecco inventarsi trucchetti legislativi che gli permettano di piazzare tutto il «Giglio magico» nei posti di potere.

Chi nutre ancora dubbi sul fatto che il presidente del Consiglio si faccia le leggi per sé, ecco una direttiva che, zitto zitto, ha varato il 1° giugno, dal titolo eloquente: «Criteri e modalità per il conferimento degli incarichi dirigenziali». Perché anche lui, come Angelino Alfano, i suoi amici e parenti li vuole trattare bene, e non si accontenta solo di trovargli un posto di lavoro, li vuole tutti dirigenti. La parte più interessante della direttiva è al punto 6, «Criteri di valutazione nel conferimento degli incarichi» dove si dice chiaramente: «Nei casi in cui nessun dirigente di ruolo invii manifestazione di interesse, o nessun dirigente di ruolo sia individuato quale idoneo all'incarico nell'ambito dell'interpello, è possibile individuare la professionalità necessaria ricorrendo a personale dirigenziale di altre amministrazioni o estranei alla dirigenza () La preventiva pubblicazione dell'interpello è esclusa altresì limitatamente all'incarico di capo delle strutture di missione».

Tradotto: Renzi da oggi può nominare chi gli pare e piace. O meglio, può farlo ancor di più di quanto non l'abbia già fatto fino ad oggi. Può nominare come dirigente pure sua nonna. Con questa direttiva ha eliminato tutti gli ostacoli che ci potessero essere e, come al solito, senza passare dal Parlamento, per permettere agli amici di sedersi su poltrone importanti. Il presidente del Consiglio mira così a piazzare i suoi uomini di fiducia, anche se incompetenti, in tutti i posti chiave del governo e non si fa scrupoli di modificare le leggi che prevedono l'uso di dipendenti pubblici, qualificati ed assunti attraverso concorsi.

Basta con i concorsi, porte aperte ai fedelissimi. Anche se non sono dirigenti o hanno la quinta elementare: nessun limite di età, né di titoli di studio. Così come ha fatto per il suo amico Marco Carrai, piazzato a capo della «cyber sicurezza» di Palazzo Chigi con un semplice decreto. Del resto Carrai è abituato a fare il dirigente senza titoli. Quando Matteo, nel 2004, venne eletto presidente della Provincia di Firenze, Marco diventò (pur senza laurea), capo della sua segreteria. Quando l'amico arrivò a Palazzo Vecchio, «Marchino» (come lo chiamano gli amici per la sua gracile corporatura) si ritirò dalla politica, ma iniziò a collezionare poltrone da presidente regalategli sempre da Renzi. A Firenze i nemici lo chiamano «l'uomo nero» e ha la fama di essere per Renzi quello che Peter Mandelson fu per Tony Blair, «il principe delle tenebre».

L'aspetto bizzarro di tutto questo è che per vent'anni hanno perseguitato Silvio Berlusconi per i suoi presunti conflitti di interesse, e adesso per fatti di questa gravità nessuno muove un dito. «È l'ennesimo spreco di risorse pubbliche per favorire amici e sodali.

Chiameremo Renzi a rispondere in Parlamento», promette il deputato di Alternativa Libera, Massimo Artini, vicepresidente della commissione Difesa della Camera.

Del resto anche quel renziano di Niccolò Machiavelli scriveva già nel 1513: «Sono tanto semplici li uomini, che colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare».

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