«In nessun caso l'assistente familiare può percuotere o aggredire fisicamente i membri della famiglia». È una delle norme contenute nel neonato codice deontologico per colf, badanti e baby sitter.
Quando si assume un collaboratore familiare sembrerebbe implicito dare per scontato che non «pesti» nessuno ma evidentemente non lo è visto che è stato inserito anche questo principio tra quelli da rispettare sul posto di lavoro. E non c'è dubbio che in particolare il settore dell'assistenza domestica sia, almeno in parte, un far west. Basti pensare che l'Assindatcolf, il sindacato dei datori di lavoro domestici, calcola realisticamente che più della metà di questo mondo sia sommerso. E il lavoro nero, va sottolineato, non tutela il lavoratore ma neppure chi lo assume che non ha alcuna garanzia di professionalità. Nel 2018 i lavoratori domestici contribuenti all'Inps sono stati 859.233, in diminuzione rispetto al 2017, meno 1,4. Ma i lavoratori senza regolare contratto in Italia sono molti di più, sicuramente oltre un milione. Tra questi anche i moltissimi che hanno avuto un contratto e una volta licenziati preferiscono restare in nero, in modo da percepire l'indennità di disoccupazione, Naspi.
Dunque dopo la patente arriva anche un codice di comportamento per chi lavora in casa assistendo anziani o minori. Nel dicembre scorso è stata approvata la Norma Tecnica Uni 11766:2019, che ha definito i requisiti minimi che ogni lavoratore domestico deve possedere: si potrà sostenere un esame e conseguire una patente di qualità.
Le norme contenute nel codice deontologico non sono affatto superflue. Al collaboratore familiare sia esso badante baby sitter o domestico si chiede comunque di adottare un linguaggio educato e di rispettare la privacy dei datori di lavoro. Non solo: alle baby sitter si richiede che si attengano alle indicazioni dei genitori e si muovano nell'ambito del metodo educativo scelto dalla famiglia. Principio che vale anche per le regole della casa.
Il regolamento rappresenta una novità assoluta per il comparto domestico ed è previsto sempre dalla norma che regolamenta il patentino da colf.
Oltre ad utilizzare un linguaggio educato, non offensivo, non aggressivo o autoritario il collaboratore domestico è tenuto al rispetto della privacy. In particolare se assiste un anziano o un bambino ma anche se esegue semplicemente del lavoro in casa, il domestico è tenuto a mantenere riservatezza su tutte le informazioni sensibili cui venga a conoscenza nell'esercizio delle sue attività. Come già detto non può aggredire o percuotere i membri della famiglia a meno che non si trovi nelle condizioni di doversi difendere. Per i bambini se i genitori ad esempio impongono limiti per quanto riguarda i cartoni in tv o i videogiochi la baby sitter dovrà rispettarli.
Alessandro Lupi, vice presidente Assindatcolf e vice presidente Ebincolf,( l'Ente Bilaterale nazionale del comparto che insieme alle parti sociali firmatarie del ccnl ha promosso l'iniziativa) spiega che «la norma colma un vuoto normativo poiché prima d'ora in Italia non esisteva un sistema di riconoscimento e certificazione delle competenze per colf, badanti e baby sitter». Lupi specifica pure che il collaboratore domestico non deve «millantare» competenze che non possiede.
«Il domestico deve informare preventivamente la famiglia -spiega Lupi- E deve astenersi dall'eseguire direttive, seppur ricevute dalla stessa, quando non in grado di svolgerle correttamente per mancanza di conoscenze, capacità e competenze specifiche o in contrasto con la normativa». Un regolamento necessario perché fino ad ora ci si poteva soltanto genericamente rifare alle norme contenute nell'articolo 2104 del codice civile.
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