Berlino Si è conclusa con l'offerta delle dimissioni rivolta dall'arcivescovo di Amburgo Stefan Heße a Papa Francesco la prima giornata dalla pubblicazione del rapporto Gercke. Ottocento pagine commissionate dalla Chiesa di Colonia e vergate dall'avvocato penalista Björn Gercke per fare luce su una serie di abusi anche a sfondo sessuale a danno di oltre 300 vittime, fra cui molti bambini, principalmente maschi. Gli abusi sono attribuiti alla Chiesa cattolica tedesca, a 243 molestatori soprattutto nella città dall'imponente duomo in stile gotico. «Sono pronto ad assumermi la mia parte di responsabilità per il sistema. Devo e voglio trarre le conseguenze dalle mie azioni in quel momento». Così la Süddeutsche Zeitung ha riportato le parole del vescovo di Amburgo, già assistente dell'ex arcivescovo di Colonia Joachim Meisner. «Mi dispiace molto se ho causato ulteriore sofferenza alle persone colpite e ai loro parenti attraverso le mie azioni», ha aggiunto il vescovo della città anseatica. Heße, spiega il rapporto, avrebbe violato per undici volte il dovere di denunciare casi di abuso di cui era venuto a conoscenza.
Il lavoro di Gercke scagiona invece l'arcivescovo di Colonia Rainer Maria Woelki, che pure da mesi era stato criticato per essersi opposto alla pubblicazione di un'altra perizia da lui stesso voluta relativa alla gestione da parti dei vescovi dei casi di pedofilia causati dal clero tedesco. Prelato conservatore creato cardinale da Benedetto XVI nel 2012, Woelki aveva addotto il diritto alla riservatezza delle persone indicate nel rapporto. Solo lo scorso febbraio il presidente della conferenza episcopale tedesca Georg Bätzing aveva accusato il cardinale di aver gestito malissimo il dossier: «Fa dubitare della volontà delle autorità ecclesiastiche di fornire chiarimenti senza riserve».
Dopo la presentazione del rapporto Gercke, l'arcivescovo non è rimasto in silenzio, annunciando che allontanerà due membri del clero della sua diocesi, tra cui un vescovo. «Quello che abbiamo visto mostra chiaramente che c'è stato un insabbiamento. Oggi, dire non ne avevo idea non è più possibile e non è più pensabile», ha detto il prelato aggiungendo: «Mi vergogno». Fatta a pezzi nel rapporto è la figura del suo predecessore Meisner, arcivescovo metropolita di Colonia dal 1989 al 2014, periodo in cui è stato registrato un terzo delle denunce. Morto nel 2017, l'ultraconservatore Meisner avrebbe fermato ogni tentativo di fare luce. Il rapporto lo accusa di essere venuto meno ai propri doveri per almeno 24 volte.
Un precedente studio commissionato dalla Conferenza episcopale tedesca e pubblicato nel 2018 ha indicato che 1.
670 ecclesiastici hanno commesso qualche tipo di abuso sessuale contro 3.677 minori tra il 1946 e il 2014. Fra il 2010 e il 2020 la Chiesa cattolica tedesca ha perso oltre due milioni di fedeli che hanno messo per iscritto la volontà di uscire dalla comunione.
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