Colpo di scena su Woodcock Spunta un'altra giornalista

Il giorno della fuga di notizie su Consip il pm non incontrò né la Sciarelli né Lillo: era a cena con una cronista a Roma

Colpo di scena su Woodcock Spunta un'altra giornalista

L' asso nella manica di Henry John Woodcock è l'alibi che non ti aspetti. Un impegno romano che non ha molto a che vedere con l'inchiesta Consip né con la fuga di notizie sugli indagati eccellenti Tullio Del Sette e Luca Lotti, ma che avrebbe spiazzato i pm capitolini che hanno indagato il collega anglopartenopeo, convincendoli forse a battere altre strade. Dopo l'interrogatorio dell'ad di Consip Luigi Marroni, la sera del 20 dicembre, Woodcock sarebbe rimasto a Roma. E il giorno dopo, più che propalare notizie riservate sulle iscrizioni del comandante generale dell'Arma e del ministro amico di Matteo Renzi, il magistrato si sarebbe intrattenuto nella capitale per andare a cena con una giornalista, secondo quanto racconta il quotidiano La Verità. Non la firma del Fatto Quotidiano e autore dei primi scoop su Consip Marco Lillo, dunque, né la compagna Federica Sciarelli, la sera del 21 impegnata in studio per «Chi l'ha visto?», anche se la commensale di Woodcock potrebbe pure lei essere un volto del piccolo schermo. L'appuntamento, peraltro, collimerebbe con il prelievo bancomat fatto dal magistrato non lontano da un ristorante, e finito agli atti dell'indagine romana proprio per «localizzare» il pm napoletano, quel giorno, nella capitale. Insomma, nessun mistero, ha messo nero su bianco Woodcock. Che peraltro, come detto, ha anche aggiunto di non essere il solo latore di quel «segreto» poi finito sui giornali. Lo sapevano in tanti, da subito, dopo l'interrogatorio con cui proprio Marroni aveva snocciolato i nomi eccellenti che avrebbero rivelato ai vertici di Consip l'indagine in corso sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione. Ne erano al corrente gli uomini del Noe, tanto che il capitano Gianpaolo Scafarto era stato il primo a sentire Marroni a sommarie informazioni, e sia il Noe - nella cui sede era stato poi messa a verbale la versione dell'ad - che uomini della Guardia di Finanza erano presenti, come pure gli altri magistrati romani e napoletani, tutti al corrente della prossima, inevitabile iscrizione di quei nomi altisonanti nel registro degli indagati. L'aver offerto un campo più vasto per trovare i responsabili, indicando possibili piste ed escludendo se stesso dal novero dei chiacchieroni, non è però piaciuto a tutti. Nei corridoi del comando generale della Guardia di Finanza, in realtà, si ostenta la massima tranquillità. Perché il ruolo delle fiamme gialle nell'inchiesta su Consip è stato marginale, si sottolinea, di mero supporto, e limitato praticamente solo a quei giorni a ridosso della perquisizione. Quanto al Noe, il nervosismo in tutta l'Arma e nel reparto che si occupa di tutela dell'ambiente non è una novità, come non lo è il coinvolgimento nell'inchiesta del vicecomandante Alessandro Sessa e dello stesso Scafarto. Non è un caso che Roma proprio al Noe abbia revocato l'incarico già a marzo, e proprio per le continue fughe di notizie.

Ma quello di Woodcock viene comunque letto come un colpo basso, un'autodifesa che tira in ballo il reparto che la toga aveva scelto come propria polizia giudiziaria in via quasi esclusiva. Un idillio che a questo punto potrebbe essere già finito.

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