Comizi, zuffe trasversali, messaggi cifrati: le consultazioni più sgangherate della storia

L'ira del capo dello Stato è comprensibile. Mai un simile spettacolo al Quirinale

Comizi, zuffe trasversali, messaggi cifrati:  le consultazioni più sgangherate della storia

Fiocco bianco (bianco?) sulla sala rianimazione della democrazia liberale, ovvero: è nato un nuovo social. Basta con Facebook, stop con Instagram e Twitter. Se ne è accorto, con un palese cambio dell'umore dal grigio scuro al nero, Sergio Mattarella, pontefice massimo della macchina costituzionale, quando ha visto che casa sua era invasa da una marmaglia in pianta stabile di questuanti, guitti, venditori di pezze, giocolieri di tre (e multipli di tre) carte. E poi, sempre in formato elettronico e social, vedeva banchetti di gossip col toto-premier associato alla lotteria di Capodanno, squadre di vendicatori delle tre o quattro jihad che lacerano i dem, i verd, i giall, e i fratell d'Ital con la loro leader che grida io e Matteo facciamo coppia chiusa, poi Salvini con il suo «ti amo» a Di Maio e Di Maio che ha risposto facendo la zita sdegnosa: dopo quello che mi hai fatto, con te non ci vado più. È stato così che a un certo punto, anche i Presidenti, come le memorabili formiche, nel loro piccolo s'incavolano. Abbiamo assistito tutti alla reazione del «top delle istituzioni» (in lingua social) Mattarella quando gli sono saltate le giunture e ha detto (se traduciamo con la nuovissima App parlacomemangi.it): «Adesso m'avete rotto i famosi cabbasisi, uscite da quella porta e andate dove Grillo ha più volte suggerito anche con la forza dell'esempio. Poi - ha aggiunto tornate col governo e il primo ministro già fatti, oppure una pedata vi spedirà alle urne con qualche sorpresa, andate in pace e buon weekend».

Dire che sono state le consultazioni più sgangherate della storia repubblicana è poco. Anche quelle del marzo 2018, con un primo ministro che esce col trolley (Cottarelli) e uno che entra (Conte) erano state un record di ridicolo innovativo, che tuttavia Mattarella deglutì. Ma la novità di queste consultazioni d'agosto è stata che le stesse consultazioni sono diventate la più formidabile serie televisiva 14 milioni soltanto per la prima puntata che promette altri fantastici ascolti. Ma a prezzo di quel che resta dell'onore di una democrazia parlamentare, sia pure in via progressiva di estinzione.

Per la prima volta abbiamo visto esponenti dei partiti uscire dal colloquio col Presidente e poi esibirsi in comizi con riassunto delle puntate precedenti, nonché previsioni del tempo. Salvini è riuscito ad aggiungere qualche altra zappata sulle proprie parti già auto-martoriate, con una marcia indietro e allegato libretto di istruzioni per i non capienti, nel senso del comprendere. Per trovare qualcosa di simile come messinscena dell'assurdo, c i si può rifare all'antica striscia a fumetti americana Krazy Kat, di George Herriman, in cui una gatta è innamorata pazza del topo Ignaz Mouse, il quale però la odia e desidera soltanto spaccarle un mattone in testa, sempre inseguito dal cane poliziotto, Officer Pupp, innamorato follemente della gatta che lo odia perché ama il topo che la vorrebbe uccidere a mattonate. La striscia durò mezzo secolo di successo. La versione italiana, rivista al Quirinale, non sappiamo.

Salvini e Di Maio hanno anche interpretato il celebre sketch del masochista che implora sadico: «Ti supplico, fammi del male, torturami, uccidimi», e il sadico con gli occhi cerchiati come un opossum, risponde: «No, no e no». Quanto ai Dem, si sa, sono duplici e trini, giocano contemporaneamente a poker, scopa e rubamazzetto. Poi all'improvviso, uno di loro grida: «Scacco al re» e viene interpretato. Se Di Maio intima ai Dem (che dicono di volerlo maritare): «Primo, voglio l'abolizione dei parlamentari»; loro linea Zingaretti immediatamente rispondono: «Primo, non se ne parla». E lì già Mattarella diventa nervoso. Non tanto per la zuffa, ma perché vorrebbe sapere come mai non si sono telefonati o visti giù al bar. E infatti, subito dopo, gli altri Dem chiedono rispettosamente al segretario: «Ma sei scemo?» oppure: «Che gioco stai facendo?» o anche vi spiace ripetere, ero sul telefonino. Ma allora «Perché non ve lo siete detto da Alfredo a Porta Pia o da Giggetto al Portico d'Ottavia, davanti a una carbonara? Perché me lo venite a fare nel Palazzo delle Conclusioni Raggiunte?». Peggio mi sento. Partono i valzer normalmente in tre quarti, e ora in dieci punti, sette punti, del punto a croce e smog, si tenta persino una sutura in 7 punti riassorbibili, ma solo se siete in grado di fare anche carte, primiera e sette bello. Quanto al decreto sicurezza, à la lanterne cioè alla forca. Tutto questo andrebbe sotto il genere, con generosità lessicale, di dibattito politico: non consultazioni. In una parola, un porcaio. Come già in Parlamento, così, la piaga si è allargata al nuovo «social» con hashtag #IlColleSiamoNoi.

I nervi sono saltati quando è apparso chiaro che non sono state consultazioni, ma occupazioni di pubbliche istituzioni, sequestro di Palazzo, abuso e sosta in sale intermedie non consentita dalla tradizione. La Lega si è messa in coma farmacologico per 22 minuti prima di emergere e propinare un comizio agli italiani. Idem Di Maio che ha risposto assumendo le sembianze del nipotino del conte Dracula, quanto a look, mentre, quanto al modo misterico con cui si esprimeva da sembrava il colonnello Stevenson durante la guerra da Radio Londra, quando scandiva: «La mamma non mangia le mele. Arturo è andato dal lattaio. Le finestre non sono state chiuse. La zia ha bisogno di Giuseppe.

Abbiamo trasmesso un dispaccio per chi sappiamo noi». A quei tempi, i tempi della guerra, seguiva subito dopo un programma di Radio Azores che annunciava: «Trasmitimos musica en discos». Seguiva la rumba. Oggi, non sapremmo. Martedì, forse sì. Rumba.

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