"Conflitto politico e sociale se Renzi molla i pensionati"

L'altolà dell'ex ministro al governo: "Ritoccare la Fornero è la priorità. Altrimenti maggioranza in tilt"

"Conflitto politico e sociale se Renzi molla i pensionati"

Roma Nessun passo indietro sulle pensioni. Il governo non deve rinunciare all'Ape, l'anticipo pensionistico che renderà un po' meno rigida la riforma Fornero. Escluso anche un ridimensionamento del piano, anche se ci fosse uno scambio con gli aumenti per gli statali. Lo stop arriva da Cesare Damiano, ex ministro, oggi presidente della commissione Lavoro della Camera ed esponente del Pd. Se il governo dovesse seguire le indicazioni del viceministro dell'Economia Enrico Zanetti, si aprirebbe un «conflitto», dentro la maggioranza.

Eppure i segnali di un ridimensionamento del pacchetto pensioni ci sono...

«Consiglierei il governo di continuare a ritenere i temi sociali una priorità».

Resterebbero le misure, per la competitività, poi il contratto degli statali.

«Nessuno nega l'importanza della crescita, ma non si possono costruire delle gerarchie con il rischio serio che vedo nelle parole di Zanetti di scatenare una vera e propria guerra delle risorse. Il tavolo di confronto con il sindacato sui temi della previdenza e del lavoro ha già prodotto alcune indicazioni per risolvere problemi annosi come quello dell'età pensionabile. Lo stesso premier ha speso parole impegnative».

E se invece fosse proprio così e dal menù della Stabilità il pacchetto previdenziale uscisse ridimensionato?

«Un passo indietro genererebbe un conflitto sociale e politico che va assolutamente evitato».

Problemi per la tenuta della maggioranza?

«Non c'è dubbio che per conflitto politico intendo all'interno della stessa maggioranza, del resto le parole di due esponenti del governo, Nencini e Zanetti, vanno in direzione opposta».

Possibile compensare. Un po' meno alle pensioni, un po' più per la povertà e per il pubblico impiego?

«Sulla povertà è già stato fatto un intervento che prevede lo stanziamento di un miliardo di euro che crescerà con il tempo, a vantaggio delle famiglie in povertà assoluta. Per quanto riguarda il rinnovo del contratto del pubblico impiego, i 300 milioni fin qui stanziati sono chiaramente insufficienti, ma non possiamo metterci in una logica di scambio. È evidente che il governo deve conquistare in Europa altra flessibilità. La questione pensionistica è ineludibile, anche perché si sono generate molte aspettative e abbiamo alle spalle anni di mancate soluzioni a veri e propri errori compiuti dai governi precedenti».

Ora anche la Bundesbank chiede di elevare l'età del ritiro dei tedeschi a 69 anni...

«La Buba parla di 69 anni nel 2060 e il governo tedesco ha bocciato la proposta. E non dimentichiamo che in Italia arriviamo addirittura a 69 anni e 5 mesi nel 2046, 14 anni prima».

Il piano del governo potrebbe costare circa 3-4 miliardi, non 1,5 come si era pensato all'inizio. E se alla fine non si troveranno le risorse?

«Ho già detto che a mio avviso un intervento inizialmente efficace comporta una spesa minima di due miliardi di euro, ai quali aggiungere le risorse già esistenti per concludere il problema degli esodati e prolungare la sperimentazione di opzione donna.

Poi esistono ancora risorse nel fondo lavori usuranti che ho istituito io da ministro. Tutto questo dovrebbe consentire un intervento significativo sulla flessibilità, previdenziale sul cumulo gratuito dei contributi e sull'incremento della quattordicesima per i pensionati più poveri».

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