Coni, il Cio avverte l'Italia: "La politica resti fuori". Ma il governo tira dritto

Preoccupa la riforma dell'ordinamento sportivo: "Gli enti restino indipendenti". Si rischia l'esclusione

Coni, il Cio avverte l'Italia: "La politica resti fuori". Ma il governo tira dritto

Il presidente del Cio Thomas Bach aveva avvisato il nostro primo ministro Conte. Era il 24 giugno, vigilia dell'assegnazione dei Giochi Olimpici Invernali 2026. I contenuti della nuova legge delega del leghista Giorgetti sulla riforma dell'ordinamento sportivo - che ha avuto il via libera dal Senato con 154 sì, 54 no e 52 astenuti avrebbero intaccato la Carta Olimpica e l'autonomia del nostro Comitato. Conte aveva promesso che ne avrebbe parlato con Salvini e Di Maio. Ci ha provato, per carità. Il Cio insiste perché gli enti che compongono il Coni restino indipendenti a livello di nomine, regole, bilanci, diritto di culto, eccetera. Se ne può parlare? Forse. Di lì i sei punti incriminati e la lettera di 4 pagine inviata a Malagò che minaccia «decisioni appropriate». E cioè che gli atleti italiani (non le squadre) gareggino la prossima estate a Tokyo sotto l'egida del Cio come atleti olimpici indipendenti. Niente inno, niente tricolore, maglietta bianca come quella del boicottaggio Mosca-Los Angeles. E medagliere (pensiamo alla scherma, al tiro al volo, al nuoto, al Ciclismo) che andrebbe a farsi benedire sul più bello.

Dunque, una dura minaccia per un provvedimento già adottato negli ultimi 28 anni per Kuwait, Sudan, Antille Olandesi, Timor Est e India. Ma non succederà, anche perché il Comitato olimpico internazionale ha invitato Malagò a Losanna la prossima settimana. Bach si raccomanderà perché la politica resti fuori dalla gestione finanziaria dei comitati e delle federazioni «come da risoluzione Onu del 2014». E così il governo gialloverde pensa già a qualche ritocchino per dimostrare buona volontà e zittire l'ennesimo tedesco.

In attesa di sviluppi Malagò ha già inoltrato la lettera del Cio al presidente Mattarella, alla Casellati, Conte, Salvini, Di Maio, Giorgetti, Bussetti e ai senatori e ai capigruppo dei partiti. Lunedì in commissione cultura e sport erano stati respinti tutti gli emendamenti. Ma, nonostante l'ostruzionismo del Pd, la legge aveva i numeri per passare. E al Pd non è andato giù. «Le prossime Olimpiadi sono a rischio - affermano i deputati Pd Luca Lotti e Andrea Rossi- Il primo colpo all'autonomia dello sport italiano risale alla legge di bilancio 2019 con l'istituzione della Sport e Salute Spa, riforma con cui lo Stato accentra la gestione dei fondi prima in mano alle società sportive». Altolà del Cio che non preoccupa la Lega. «Si va avanti a prescindere da lettere e letterine varie - assicura Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega in Senato - Il provvedimento, licenziato con mandato al relatore dalla commissione (Barbaro), è stato discusso dall'Aula. Non c'è fiducia, si voteranno tutti gli emendamenti».

Giorgetti usa toni poco concilianti. Parla di una lettera di un funzionario (in verità è un pezzo grosso del Cio) e spiega: «Sorprende tutto questo interesse del Cio per una singola parte del provvedimento che riguarda il potere politico del Coni. La lettera è stata un po' frettolosa visto che molte risposte non solo sono già contenute nelle norme della stessa riforma ma anche negli ordini del giorno su cui il governo darà parere favorevole. La legge delega nasce con l'obiettivo di migliorare la crescita delle associazioni dilettantistiche e regolamentare il lavoro sportivo».

Preoccupato Francesco Ricci Bitti, persona stimata da Bach, che parla del ddl come di un «colpo di mano»: «Come previsto il Cio ha fatto le sue osservazioni. Politici responsabili come Giorgetti capiscano che un aggiustamento va fatto e subito». E poi, vuoi mettere stare davanti alla Spagna nel medagliere? Almeno alle Olimpiadi...

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