Conte fa come Renzi: "Tria, stai sereno...". E lui: no a manovra bis

Il premier smorza ma la tensione coi 5s resta Flat tax, stop del ministro: non sarà nel Def

Conte fa come Renzi: "Tria, stai sereno...". E lui: no a manovra bis

Tra i cinquestelle e la Lega sarà anche «dialettica elettorale», come dice il premier Giuseppe Conte. Ma le tensioni tra il Giovanni Tria e il resto del governo nascondono altro. Da una parte la voglia di liberarsi di un ministro che rappresenta un freno ai desideri della maggioranza (non è una novità, quasi tutti gli ultimi inquilini di via XX settembre si sono trovati in questa situazione). Dall'altra la necessità di mantenere un piede in Europa.

Il giorno dopo il difficile consiglio dei ministri e in pieno marasma sul decreto salva risparmiatori truffati dalle banche, il premier Giuseppe Conte ha dedicato a Tria parole che volevano suonare rassicuranti. «Il ministro Tria deve stare sereno». Facile ironizzare sul precedente più famoso, «Enrico stai sereno» che Matteo Renzi dedicò a Letta poco prima di prendere il suo posto alla presidenza del Consiglio. Ma il significato è diverso. Conte ha effettivamente difeso il responsabile dell'Economia al consiglio dei ministri di giovedì «un confronto sereno perché tutti quanti avevano le idee chiare».

Un po' meno tranquillo il vicepremier Luigi Di Maio che ieri si è preoccupato di precisare che la sintonia con Tria c'è, «ogni qualvolta lavoriamo su cose concrete per aiutare gli italiani». In realtà il M5s non ha cambiato idea sul ministro dell'Economia. A Di Maio non dispiacerebbe liberarsene.

Ma il ministro resiste efficacemente. Il perché lo ha spiegato ieri Renato Brunetta di Forza Italia «Se lo fanno fuori» lo spread «salirebbe a 500 punti». I mercati hanno promosso l'operazione verità di Tria sui conti pubblici e boccerebbero senza appello una sua sostituzione.

Poi c'è il puntello europeo. Tria è tornato in anticipo dall'Eurogruppo e oggi sarà a Roma a finalizzare il Def. Il commissario Pierre Moscovici lo ha difeso su tutti i fronti. «È un attore solido, credibile, affidabile, che aiuta l'Italia, che sa discutere con i suoi partner europei. È l'uomo giusto nel posto giusto nel momento giusto, per il momento, perché siamo tutti di passaggio come ministri».

Il principale merito è l'avere finalizzato l'accordo di dicembre sui conti pubblici italiani. Tria, insomma, è il garante degli impegni sui conti italiani, che ieri sono stati al centro di un incontro con il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrowskis. «Abbiamo discusso degli obiettivi di crescita economica e di finanza pubblica dell'Italia, in vista della imminente presentazione del Def», ha spiegato. Il ministro ha presentato alla Commissione Ue i conti del Def, che dovrebbe essere presentato martedì al consiglio dei ministri.

Sul quadro tendenziale, cioè sulle previsioni di crescita a legislazione vigente, il governo potrebbe essere più pessimista della Commissione europea. Pil a più 0,1% nel 2019. Da discutere l'effetto del decreto crescita sull'economia. Difficile che l'Europa faccia passare lo 0,5% del Pil, come vorrebbe il governo italiano.

Intanto Tria tiene il punto e frena la voglia di spesa pubblica di M5s e Lega. La flat tax, ad esempio - ha precisato il ministro - non sarà contenuta nel Def. La riforma fiscale «sarà disegnata con la manovra» di settembre. Tradotto, se qualcuno la vorrà veramente inserire nella legge di bilancio dovrà coprirla per intero. Non sarà fatta in deficit.

Un contentino alla

maggioranza sulla manovra estiva. Sono circolate voci su un aumenti anticipati dell'Iva e patrimoniale. «No non ci sarà». A giugno «non dovremmo avere problemi». Sempre che al dicastero dell'Economia resti lui a garantire.

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