Conte sfida Salvini sulle tasse. Giorgetti: flat tax o è finita

Il premier evoca una «grande riforma fiscale a tempo debito». Il sottosegretario: non si governa per rimandare

Conte sfida Salvini sulle tasse. Giorgetti: flat tax o è finita

Facciamo la manovra economica già in estate, per «non dare il sangue all'Europa», aveva alzato la posta Matteo Salvini una settimana fa, senza confrontarsi con i partner del Movimento 5 stelle, e rilanciando un'idea esplicitata più volte: lavorare allo «shock fiscale», ovvero alla flat tax. Ieri al G20 di Osaka il premier Giuseppe Conte si è però intestato i tempi del provvedimento-bandiera del suo vice incasellandolo in una più ampia riforma fiscale. «Sono ambiziosissimo, intendo la flat tax non solo come rimodulazione delle aliquote ma come riforma fiscale. Faremo una riforma complessiva, con le risorse, cercando di valorizzare al massimo il nostro obiettivo: alleviare la pressione fiscale e riformare l'intero quadro fiscale», ha detto in conferenza stampa. E di fronte alle insistenze dei giornalisti ha commentato: «Ci volete far fare la manovra oggi? Volete che la flat tax la faccia oggi? Si farà a tempo debito».

Ma la tensione resta alta. Tanto che dagli studi di Skytg24 nel pomeriggio è partito un nuovo siluro verso Conte. E ad armarlo è stato il numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti: «Il governo sta qui per governare e fare, ci rinviano la procedura d'infrazione ed è buona cosa ma non si può sempre rinviare. Conte, Di Maio e Salvini si guardino nelle palle degli occhi e dicano in modo inequivocabile se si vuole fare la flat tax sì o no. La procedura magari viene rinviata ma questo chiarimento nel governo è inevitabile», spiega durante L'intervista di Maria Latella

Di certo, l'ora della verità sui conti dell'Italia si avvicina. Conte sparge ottimismo: «I nostri conti sono in ordine, ci sono tutte le condizioni affinché non ci sia una procedura di infrazione». Per martedì è atteso il verdetto della Commissione che sarà poi ratificato dall'Ecofin dell'8 e 9 luglio. Ma sulle relazioni tra le due anime del governo, quella leghista e quella grillina, c'è anche un'altra data che incombe e da cui dipenderanno anche le prossime strategie di politica economica: il 15 luglio. Si tratta della data tecnica oltre la quale le prime elezioni utili cadrebbero direttamente a marzo del 2020. Tradotto: se scoppiasse una crisi tra i due alleati prima del 15, si andrebbe ad elezioni in settembre. Se il governo cadesse dopo il 15, però, il Quirinale sarebbe costretto a mandare in Parlamento un governo tecnico che, anche senza la fiducia delle Camere, resterebbe in carica per gestire le partite correnti e la manovra autunnale. Ipotesi sgradita soprattutto a Salvini.

Ecco perché, scommettono alcuni osservatori, Di Maio ha deciso di usare questa leva per mettere la flat tax sulla graticola. Al netto dei numeri, c'è un problema politico. Il progetto della Lega (flat tax al 15% per i redditi fino a 50mila euro) si scontra con l'ipotesi portata avanti dai Cinque stelle che vogliono un'altra riforma basata su nuovi scaglioni e nuove aliquote. Tanto più che, né per la flat tax né per i progetti grillini di sostegno alla famiglia, non esiste alcun tesoretto cui attingere. Ed ecco che Conte prende tempo, anche perché la priorità è portare a casa il risultato con l'Europa. Mentre Giorgetti pianta i paletti affinché un eventuale rinvio sulla procedura non sia un escamotage per far saltare il provvedimento.

Nel frattempo, le posizioni tra gli alleati (e tra Carroccio e premier) si allontanano anche sul caso Ilva.

In mattinata dal Giappone, Conte era intervenuto sullo scudo penale richiesto da Arcelor Mittal e sul quale c'è stato uno scontro tra Lega e M5s: «Il Parlamento è sovrano, pensare che si possa gestire una azienda solo a condizione di avere una immunità penale mi sembra un privilegio», ha detto Conte. Mentre per Giorgetti «sulla vicenda Ilva-Mittal se il governo ha assunto un impegno in sede di negoziazione, diventa complicato e disdicevole non mantenerlo». Il giorno e la notte. Non solo per una questione di fuso.

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