Conte in trincea: Non saremo la Grecia

Il governo spiazzato spera in una soluzione politica che si allontana

Conte in trincea: Non saremo la Grecia

Milano - Spiazzati, non tanto dalla decisione degli «sherpa» del Consiglio europeo, ma dall'uscita di Jean Claude Juncker che ha prospettato per l'Italia una sorta di commissariamento. Che poi è l'esito inevitabile e poco considerato della procedura di infrazione.

Tra i più colpiti, il premier Giuseppe Conte. Pochi giorni fa ha incontrato il candidato Ppe alla presidenza della Commissione Manfred Weber. Oggi l'attacco di un altro autorevole membro del Partito popolare europeo. «Con Juncker c'è un rapporto molto cordiale, direi amicale, gli riconosco molta lealtà, ha dato una grossa mano all'Italia nel dicembre scorso», ha premesso Conte. «Posso dire all'amico che anche lui ha ammesso di aver sbagliato direzione con la Grecia. Dunque prima di dirci che sbagliamo, mi dia modo di aggiornarlo» perché «noi siamo ben convinti di quel che stiamo facendo». Con l'affondo del presidente uscente del governo europeo, cade la speranza che si possa trovare una soluzione solo politica. L'Italia dovrà mettere mano ai conti pubblici.

Prospettiva che ieri, prima dell'uscita di Juncker, il vicepremier Luigi di Maio aveva respinto. «Siamo un Paese che può pretendere più rispetto in Europa. L'obiettivo è di fare una legge di bilancio che sia in grado di aumentare gli stipendi ed abbassare le tasse».

Per Bruxelles non c'è altro modo che rientrare nei limiti stabiliti dai trattati.

Matteo Salvini ieri è stato più prudente. «Ribadisco a nome della Lega e del governo che la flat tax e pesanti tagli alle tasse per imprese e famiglie dovranno essere parte della prossima manovra. E contiamo che le istituzioni europee» consentiranno «all'Italia di tornare a crescere». Poi il vicepremier e leader della Lega si è detto «fiducioso» che la procedura di infrazione sarà evitata.

L'uscita di Juncker non è piaciuta nemmeno all'opposizione. «Che il governo italiano non abbia le carte in regola per trattare con l'Ue è fuor di dubbio, ma ciò non autorizza nessuno a Bruxelles a spingere sull'acceleratore per mettere sotto scacco l'Italia», ha attaccato Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia. Renato Brunetta, responsabile economico di Fi, si concentra sui rischi e sulle responsabilità del governo. La procedura «ci assoggetterà a controlli e verifiche per anni.

Con il risultato di compromettere la nostra sovranità in campo economico. Una bella eterogenesi dei fini, per questo governo che è geloso custode dell'interesse nazionale». Un rischio per tutti, non solo per il governo.

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