Il corteo degli antagonisti: "Lanceremo altre bombole"

Strade blindate, zero violenza. In piazza spunta anche Fassina. E tra i manifestanti c'è chi dice: "Voto M5S"

Il corteo degli antagonisti: "Lanceremo altre bombole"

Via Cavour ore 16, la manifestazione indetta dal Coordinamento Cittadino Lotta per la Casa procede sotto l'egida di mille e mille bandiere rosse. Mancano solo il fischio del vento e un minimo di disciplina. Ma c'è tempo: in serata l'annuncio che il corteo si trasforma in sit in permanente.

Partito da piazza dell'Esquilino alla volta di via dei Fori Imperiali, il corteo procede a passo troppo svelto. «Non è una gara, non vince chi arriva primo». Parole secche e insofferenti quelle con cui il servizio d'ordine degli antagonisti ammonisce un gruppo di nordafricani che avanza rapido e sguaiato. Ma gli immigrati sembrano non capire, e allora arriva un ordine perentorio, reso più inequivocabile da una mano stampata sul petto: «Indietro». E poi: «Gli eritrei dietro allo striscione». Ben in vista, insomma. Nel polverone finisce anche una signora sulla cinquantina che, indispettita dai toni aggressivi, invita gli organizzatori alla calma. Ma non è la virtù di questa gente che, tra il 2011 ed il 2013, ha fatto della potenza devastante dello tsunami il suo biglietto da visita. Si chiamava proprio «Tsunami Tour» il blitz dei movimenti per il diritto all'abitare che, in poche ore, facevano irruzione in più edifici contemporaneamente. Anche cinque o sei alla volta. E proprio a quell'epoca risale l'occupazione della palazzina di via Curtatone sopravvissuta non solo all'amministrazione «marziana» ma anche a quella commissariata. Ironia amara per uno tsunami quella d'esser liquidato dagli idranti della polizia, con l'attuale sindaco di Roma troppo occupato dalle ferie per predisporre con tempismo una soluzione alloggiativa che avrebbe evitato tensioni e disordini. «Al ballottaggio commenta un manifestante ho votato il Movimento 5 Stelle, mai avrei pensato che fosse peggio del Pd». I «ras delle okkupazioni» si sentono traditi dalla politica e ricordano con rabbia e nostalgia i passati anni ruggenti. Lo dimostra una piazza senza «autorità» ma gremita di sigle che compongono i movimenti di lotta per la casa e di collettivi politici che gravitano nell'area dell'ultra sinistra e che ora tentano un disperato rilancio sulla pelle dei migranti.

C'è la solidarietà delle organizzazioni non governative che, in tempi recenti, hanno avuto anche loro qualche bega con il Viminale. Cercasi «ombrello» politico. «C'è l'Unione dei sindacati di base, i Blocchi precari metropolitani e poi Militant, Acrobax, Astra, La Strada, un ragazzo traccia così la geografia della piazza e sentenzia: «A livello istituzionale non abbiamo sponde». Una lunga lista, per carità, priva però di visi noti, di qualcuno che abbia il coraggio di metterci la faccia nonostante tutto. Nonostante i disordini che, giovedì scorso, hanno tenuto sotto scacco un intero quartiere. Nonostante le resistenze a pubblico ufficiale e la sassaiola di mattoni e bombole del gas piovuta dal primo piano di palazzo Curtatone dove, la mattina degli scontri, erano rimaste solo persone in «condizione di fragilità» ma comunque abbastanza robuste da tentare di respingere gli agenti. Ma d'altronde sono istruite da chi, anche oggi, strilla dentro un megafono: «Continueremo a lanciare bombole del gas per difendere le nostre case». Frasi di sfida che contrastano con le accuse mosse ieri dai movimenti, secondo cui, il massiccio dispiegamento di forze dell'ordine annunciato dalla Questura in previsione della protesta era una «chiara provocazione» nei loro confronti.

Nel bazar del corteo, mentre un africano che indossa pantaloni sgargianti urla «Hasta la victoria siempre», viene avvistato un defilatissimo Stefano Fassina.

Il deputato di Sinistra italiana e consigliere di Sinistra per Roma è impegnato a chiedere alla conferenza dei capigruppo dell'assemblea capitolina «un consiglio comunale straordinario per un Piano Casa» ed attacca «la pilatesca assenza politica per inseguire il voto anti-migranti» di Virginia Raggi e la Regione Lazio per essersene lavata le mani. Ma d'altronde il surgelamento delle vecchie sinergie politiche è ben riassunto da una battuta sarcastica del conduttore Diego Bianchi, alias Zoro: «Dove sono i politici? Tutti al mare».

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