Roma - «Vogliamo casa, lavoro e permesso di soggiorno». Questo lo slogan ricorrente del corteo Diritti senza confini che ieri ha nuovamente paralizzato per il centro di Roma. È proseguito così un lungo week end da incubo per i romani, alle prese con lo shopping natalizio, già provati da un venerdì nero a causa del traffico e del maltempo.
Per questo corteo poi le forze dell'ordine nutrivano anche preoccupazioni più gravi del traffico in tilt. Il timore era quello di infiltrazioni da parte di gruppi di violenti, provenienti anche da altre città al preciso scopo di creare caos. Era stato diramato il divieto di indossare caschi e indumenti che non permettessero il riconoscimento. Vietati anche oggetti contundenti o comunque qualsiasi strumento atto ad colpire. Sono infatti stati effettuali controlli su persone, borse e zaini lungo tutto il tragitto della manifestazione ed è stato monitorato anche tutto il tragitto prima dell'inizio del corteo. Controlli evidentemente efficaci perché il corteo si è svolto senza incidenti.
Da piazza della Repubblica a piazza del Popolo hanno sfilato migranti, rom, profughi, disoccupati e lavoratori in nero. Il bersaglio preferito dei loro slogan Marco Minniti, il ministro dell'Interno, più volte citato dal palco allestito in piazza del Popolo con l'accusa di non ascoltare le richieste avanzate dai migranti e anche dagli italiani in stato di indigenza. Alla manifestazione hanno preso parte varie associazioni, movimenti e sindacati: dai Cobas, Usb, al centro Baobab, i movimenti per il diritto all'abitare. Tutti gli schieramentei politici sono stati messi sullo stesso piano dai contestatori: «Mai con Renzi, Mai con Salvini,respingiamoli», uno dei tanti striscioni. A manifestare soprattutto uomini giovani provenienti da Senegal, Costa d'Avorio, Mali e Ghana. Addirittura 25.000 secondo gli organizzatori. Più verosimilmente solo qualche centinaio di persone.
«Abbiamo chiesto anche un incontro al ministro Minniti», ha annunciato Aboubakar Soumahoro, del coordinamento Diritti senza Confini. Dal palco della piazza ricordati anche «quanti muoiono nel Mediterraneo e tutti quelli che vivono in strada».
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