Così il calcio fa riesplodere la guerra fredda Putin-Usa

Gli Stati Uniti, da cui parte l'inchiesta, puntano al ricco piatto dei mondiali 2026. Ma i russi fanno catenaccio davanti a Blatter

Lo scandalo Fifa travalica i confini del pallone e diventa uno scontro politico. Con gli interventi a gamba tesa - tanto per usare un termine calcistico - delle superpotenze Washington e Mosca che fanno riecheggiare i toni da Guerra Fredda. Nella cronaca di questi giorni si nasconde dunque un braccio di ferro politico-economico con in palio l'edizione 2026 dei Mondiali (la cui sede verrà decisa nel 2017). In corsa ci sono gli americani - sconfitti dal Qatar per il 2022, una sconfitta non priva di polemiche, che vorrebbero anche il rilancio della Major League Soccer - il campionato a stelle a strisce sulla scena mondiale. Ma sul piatto ricco (il Mondiale può garantire un giro d'affare compreso tra i cinque i sette milioni di euro) hanno messo gli occhi i giganti asiatici India e Cina, due mercati calcistici in piena espansione. Per i quali la rielezione di Blatter è un'assicurazione per il futuro.

Ecco che da un lato ci sono quindi gli Usa - da cui è partito il filone di inchiesta seguito dalla Fbi - e l'Europa, con il presidente Platini che ha preso la palla al balzo per attaccare il Blatter «dominus» del football mondiale da 17 anni. Dall'altro ci sono la Russia e i colossi asiatici, i grandi elettori del dirigente svizzero che non pensa affatto di lasciare la poltrona della Fifa al principe giordano Ali Bin al-Hussein, fratello del re Abdallah. Di fatto un'altra puntata dello scontro tra Putin, Ue e Obama già in atto per la vicenda dell'Ucraina, che ha portato a sanzioni per il paese russo.

«L'indagine Usa sui dirigente della Fifa è un chiaro tentativo di evitare la rielezione di Blatter e l'ultimo evidente tentativo da parte americana di estendere la propria giurisdizione su altri Paesi», l'accusa del leader del Cremlino. Metodi «paragonabili - sottolinea Putin - a quelli utilizzati con l'ex collaboratore della Cia Edward Snowden o il fondatore di Wikileaks Julian Assange. E come non ricordare le pressioni fatte su Blatter per revocare l'assegnazione alla Russia dei mondiali del 2018?». Putin non è quindi disposto a rimescolare le carte nel grande gioco di potere che accompagna il calcio.

La fronda anti Blatter parte da Michel Platini. «L'ho voluto incontrare di persona, gli ho detto che dopo tanti anni in cui abbiamo lavorato insieme, per il bene del calcio avrebbe dovuto lasciare - così il presidente Uefa -. "Ora è tardi", mi ha risposto. Sono disgustato, serve un cambio, la confederazione europea voterà per il principe Hussein, invito le altre federazioni mondiali a fare lo stesso». Italia, Spagna, Germania e Inghilterra, ma forse non la Francia, seguiranno l'input di Platini. Si parla di 43-45 voti europei su 53, molti potrebbero votare scheda bianca. Per vincere la partita della presidenza Fifa (si vota oggi a Zurigo) al primo scrutinio serve una maggioranza di 2/3 dei 209 membri delle federazioni, ma dalla seconda votazione il quorum si abbasserà alla maggioranza semplice. Blatter sembra al momento ancora in pole: solo Africa e Asia garantiscono circa un centinaio di voti, si parla di contatti tra Uefa, Concacaf e Conmebol (le confederazioni del continente americano) per far convergere i consensi sul candidato giordano.

E ora anche gli sponsor storici della Fifa, grandi multinazionali tra cui Visa, Nike, Adidas e Coca-Cola, chiedono pulizia («vogliamo la ricostruzione di robuste pratiche

etiche»), minacciando di ritirare il proprio appoggio economico: circa 1,6 miliardi di dollari nel triennio 2011-2014, quasi un terzo del giro di affari della Fifa. La punta dell'iceberg di uno scontro che è ormai solo politico.

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