Roma - «Salvini dice: Prima gli italiani e in tutte le ultime elezioni, dalle Politiche di marzo alle regionali in Sardegna, gli italiani dicono che vogliono il centrodestra. Non può ignorarlo». Il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani è a Parigi, in viaggio per gli Usa, dove incontrerà a Washington la presidente della Camera dei rappresentanti Nancy Pelosi e il segretario al Commercio Wilbur Ross, e a New York il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, oltre ad imprenditori del Made in Italy. Ma il vicepresidente di Forza Italia è inseguito dalle ultime dichiarazioni del vicepremier leghista.
«Mai più con il vecchio centrodestra», ripete Salvini. Riuscirete a convincerlo?
«Sono gli elettori a dettare la strada. Salvini fa il suo mestiere e tranquillizza il M5s, che sta evaporando, ma in cuor suo Matteo non la pensa come il vicepremier. Anche il governo di Letta doveva durare a lungo quando Renzi gli disse Stai sereno e invece... Alla fine Salvini ci darà ragione, perché rimanere con il M5s è impossibile e dannoso. La Lega rischia di perdere voti per l'immobilismo del governo».
Eppure, il vicepremier nega il flop del suo partito in Sardegna, glissa sul tonfo del M5s e non riconosce il ruolo di Fi nella vittoria.
«Noi manteniamo il patto con gli italiani, guardiamo all'unità della coalizione, siamo sempre leali e non facciamo polemiche con gli alleati. Sono i fatti a darci ragione. Con i voti di liste civiche e Udc in Sardegna Fi ha fatto più della Lega, arriva al 16% e rimane il perno del centrodestra. Il risultato dei 5S, invece, non è un caso. In tutt'Italia registrano flessioni ben oltre la differenza tra amministrative e politiche. È un indirizzo generalo e noi stiamo lavorando per il cambiamento, per costruire un'alternativa al governo, che non ha nessuna omogeneità e visione comune. Lega e M5s sono divisi su tutto, dalla Tav all'autonomia. E il voto dei grillini sull'autorizzazione a procedere non era per garantistismo ma per utilità politica».
Contate nelle elezioni europee per dare lo scossone finale al governo gialloverde?
«Tutte le prossime elezioni, regionali ed europee, diranno che gli italiani vogliono il centrodestra al governo. Alle europee Fi correrà insieme ai centristi e avrà un buon risultato, mentre si prevede una perdita forte del M5s, effetto dei suoi tanti no e della delusione della gente quando si accorgerà che il reddito di cittadinanza andrà a pochi e non incentiverà né il lavoro né i consumi».
Non temete contraccolpi dello strapotere della Lega sul piano locale? Salvini ora accusa Fi di bloccare la formazione della giunta in Abruzzo per qualche assessore, ha fatto obiezioni sul vostro candidato governatore in Basilicata e potrebbe ripensarci anche su Cirio alla presidenza del Piemonte.
«Il nuovo governatore in Abruzzo Marsilio si è appena insediato e noi non blocchiamo alcuna giunta. I risultati delle regionali in Basilicata, con il generale Bardi candidato-governatore di Fi, confermeranno il trend e le obiezioni sono state superate. Per il Piemonte Salvini ha detto più volte davanti a me di apprezzare Cirio. Lui rispetta i patti e sulle candidature nelle regioni ce n'è uno scritto. Dunque, non ci saranno problemi».
Il suo viaggio negli Stati Uniti, nel mezzo di una guerra di dazi, vuole rafforzare i legami con l'Europa?
«Uno scontro commerciale tra Usa ed Europa danneggerebbe entrambi e mi auguro che alla fine gli americani non facciano l'enorme errore di introdurre dazi sulle auto importate dall'Ue.
Il vero nemico è la Cina e bisogna fare fronte comune contro le pratiche sleali, rafforzando i nostri legami storici. Per questo i Paesi dell'Ue devono essere uniti ed è giusto parlare di sovranismo europeo, che supera quello nazionale, per tutelare gli interessi di mezzo miliardo di cittadini».
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