"Così la sinistra cancella le intuizioni di Biagi"

L'ex ministro: «Sì ad accordi collettivi e sgravi ai fondi. Sul lavoro dibattito vecchio di 10 anni»

"Così la sinistra cancella le intuizioni di Biagi"

Roma Le idee e le intuizioni di Marco Biagi sono ancora attuali. Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro del Senato, unico senatore del gruppo di Ap che non vota la fiducia né a Renzi né a Gentiloni, ex ministro dei governi Berlusconi, era molto vicino al giuslavorista ucciso dalle Br nel 2002.

Da ieri e per una settimana tra Roma, Bologna e Modena si svolgeranno incontri dedicati alla memoria di Biagi. Il suo insegnamento è ancora valido?

«È significativo che l'incontro che si è tenuto al Sento sia stato dedicato alle sfide del presente e del futuro e alle risposte che possono venire dalla visione e dalle intuizioni di Marco Biagi».

Quale è stato il suo principale contributo?

«Aveva intuito la trasformazione della fabbrica fordista e l'orientamento di tutti i lavori, anche quelli subordinati, a obiettivi e risultati».

La contrattazione è andata nella direzione indicata da Biagi?

«È a lui che dobbiamo l'intuizione che le relazioni industriali si sarebbero dovute sviluppare soprattutto nelle aziende e nei territori e che il nuovo diritto fondamentale nel lavoro sarebbe diventato quello di poter accedere ad abilità e competenze che rendano le persone occupabili. Poi ancora, che un modello sociale autenticamente sostenibile e protettivo si sarebbe potuto costruire solo con un secondo pilastro collettivo su base contrattuale».

Gli Amici di Marco Biagi e Adapt hanno pubblicato un Libro Bianco per ricordarlo e contiene delle proposte...

«È un prodotto ambizioso che muove da due criteri che erano cari a Biagi: la responsabilità e la sussidiarietà. Nel dettaglio abbiamo ipotizzato la costruzione di fondi complementari capaci di integrare previdenza, sanità e assistenza in modo da proteggere i lavoratori e i loro familiari dalla culla alla tomba, modulando le prestazioni a seconda dei bisogni di ciascuna persona».

Il modello è quello del contratto dei metalmeccanici?

«È lo sviluppo delle prime esperienze bilaterali promosse da alcuni grandi contratti collettivi. Il recente contratto dei metalmeccanici ha ulteriormente rafforzato l'impegno dei datori e dei lavoratori per questi fondi, che ora dovrebbero diventare il contenitore unico per tutte le prestazioni sociali che si aggiungono al primo pilastro pubblico».

A chi è destinata la vostra proposta?

«Alle grandi organizzazioni dei lavoratori e degli imprenditori che firmano gli accordi collettivi, agli ordini professionali, ai lavoratori autonomi. Poi al governo che deve garantire una fiscalità che possa incentivare i fondi».

Un programma più adatto alla sinistra o alla destra?

«Marco Biagi era trasversale. Aveva messo la sua intelligenza a disposizione di tutte le coalizioni politiche purché intenzionate a rendere più moderno il mercato del lavoro. Oggi le sue idee corrispondono ancor più alla cultura liberalpopolare, mentre la sinistra sembra intrappolata nella tradizionale rincorsa a chi più si rivela ostile alle imprese».

A questo proposito, lei si è schierato contro modifiche alla disciplina dei voucher...

«Una discussione che ha fatto regredire di colpo il dibattito di almeno dieci anni e che conferma come la sinistra sia sempre tentata da astrazioni, con il risultato che la realtà si vendica attraverso il lavoro nero.

Per questo io ritengo che, piuttosto di una legge che costituisca una resa incondizionata alle tesi dei referendari, meglio affrontare il voto organizzando una campagna di verità che ricordi innanzitutto come si stia parlando dello 0,3% del mercato del lavoro, mentre in Germania circa un quarto dei lavori è costituito dai cosiddetti mini jobs. Il Pd sembra invece angosciato dal voto referendario al punto da essersela data a gambe levate prima ancora di combattere per le sue norme».

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