Costa fa traballare il governo "No alle trivelle o me ne vado"

Il ministro dell'Ambiente in quota M5s: «Non firmo il decreto». Ma la Lega lo stoppa: «Decide il Parlamento»

Costa fa traballare il governo "No alle trivelle o me ne vado"

«No alle trivelle: io non firmo. Mi sfiduceranno per questo? Bene torno a fare il generale dei carabinieri». Il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, mette sul tavolo le sue dimissioni pur bloccare le trivellazioni. Una decisione che non è in suo potere replica duro il sottosegretario leghista all'Economia, Massimo Garavaglia. «Costa deve fare il ministro, non quello che vuole lui - attacca Garavaglia - Ci sono atti obbligatori e c'è un iter in corso». L'alleanza Carroccio Cinquestelle deflagra sul caso trivelle che mette in luce, come se ce ne fosse ancora bisogno, la distanza siderale anche sul tema delle fonti energetiche.

La mancanza di un accordo politico ha bloccato l'iter del dl semplificazioni che già ieri sarebbe dovuto arrivare in aula al Senato. L'avvio in aula è slittato ad oggi ma il dl rischierebbe addirittura di saltare. I continui rinvii hanno indotto il presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, a richiamare i gruppi ad «una maggiore regolarità dei lavori anche per il rispetto che si deve al Senato ed ai senatori». Sarà inevitabile l'intervento dei due vicepremier Matteo Salvini e Luigi di Maio visto che le trattative ad altri livelli come quella tra capigruppo di Lega e M5s Massimiliano Romeo e Stefano Patuanelli sono in stallo. Entrambi si sono detti disposti a lavorare anche tutta la notte nelle Commissioni Affari Costituzionali e Lavori pubblici per sciogliere i nodi. La conferenza dei capigruppo è fissata per questa mattina alle 9 prima dell'aula convocata per le 9,30. Ma Costa non ha lasciato spiragli alla trattativa. «Non è obbligatorio firmare la Valutazione di impatto ambientale, la Via, si tratta di una valutazione, di un parere. - dice il ministro - Io sono per il no alle trivelle e quando la Via arriva sul tavolo del ministero dell'Ambiente io non la firmo». Ma non è così per il Carroccio. Garavaglia ricorda a Costa che «bisogna distinguere il piano politico dal piano tecnico. Se il Parlamento politicamente prende una decisione, quale che sia, il ministro non può che prenderne atto». Uno stallo che rischia di compromettere tutto il dl semplificazioni e infatti di fronte all'impasse ieri sera fonti pentastellate hanno fatto circolare la notizia che stava per saltare tutto. Lo scontro ruota intorno ad un emendamento, il cosiddetto bloccatrivelle, che prevede una moratoria per un periodo di diciotto mesi per preparare il piano per definire le aree in cui potranno operare le trivelle (Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee).

La moratoria terminerà comunque entro 24 mesi in caso di mancata approvazione. Nella proposta si prevede anche una rideterminazione dei canoni annui dal 1 giugno 2019 che dovrebbe servire tra l'altro alla copertura degli oneri previsti.

Per Garavaglia c'è «il problema dell'aumento sproporzionato dei canoni che può portare all'abbandono delle attività da parte delle aziende con conseguenze occupazionali importanti». Una soluzione potrebbe essere trattare la questione trivelle in un dl ad hoc sul tema.

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