Il costituzionalista fai da te che non amava i giornalisti

Ecco chi è Danilo Toninelli, l'ex carabiniere diventato il nuovo volto del M5S "di governo"

Il costituzionalista fai da te che non amava i giornalisti

Tra i personaggi che raccontano il nuovo corso dei Cinque Stelle c'è Danilo Toninelli, uno dei volti emergenti del M5s, anche in tv, dove spunta come il prezzemolo nei pastoni dei tg e nei talk show con la parlantina rapida, la chioma alla Cocciante e gli occhiali da ex ispettore assicurativo, in effetti il suo lavoro precedente alla vincita della lotteria di Montecitorio (ha fatto anche il carabiniere). Fedelissimo di Di Maio e Casaleggio, la ditta ha individuato in lui e in altri pochi eletti l'immagine che vuol far passare del Movimento: non più casinisti dal vaffa facile con le paranoie da scie chimiche, ma pragmatici in doppio petto. A lui infatti i Cinque stelle hanno affidato negli scorsi mesi la stesura della legge elettorale grillina, perciò ribattezzata «Toninellum», quindi tutto il dossier sulle riforme eleggendolo a «esperto delle riforme M5s» (infatti si è parlato di lui come papabile ministro per quella delega), e ancora a lui il compito di trattare con Pd e Lega per portare Luigino a Palazzo Chigi, col nuovo rango di capogruppo M5s al Senato.

Classe 1974, nato a Soresina nel Cremonese, terra di latte e formaggi, Toninelli però non è morbido come una crescenza, anzi. Pur con l'aria da secchione che non passa i compiti, all'occorrenza il grillino mena come un fabbro, secondo la vecchia scuola di Beppe Grillo. «Il Pd è colluso con Berlusconi», «L'abolizione del Senato è una balla colossale»; «Le riforme di Renzi mettono in pericolo la democrazia», «L'Italicum? È un cibo avvelenato», «Berlusconi? La sua storia politica deve essere messa da parte» eccetera. Bacchetta tutti e strepita con una fare puntiglioso (che piace molto allo staff M5s, per questo lo mandano in tv). Non a caso l'Espresso l'ha soprannominato il «sor Pampurio del Movimento 5 Stelle», come il personaggio del Corriere dei Piccoli, più per il modo di fare scostante che per il pizzetto in comune.

Con se stesso Toninelli è meno severo. Così si autodescrive nella pagina personale sulla piattaforma Rousseau: «Penso di poter dire di me che sono una persona onesta, flessibile e con spirito di adattamento. Ho forza di volontà, una giusta ambizione e buona capacità di comunicare e coordinare. Ho molti interessi che spaziano dalla lettura allo sport. Più in generale chi mi conosce dice di me che sono una persona affidabile che punta dritto al risultato ma senza prevaricare gli altri». La sua storia politica, prima della recente svolta, non è stata particolarmente avvincente. L'adesione al M5s arriva nel 2009, quando fonda il meet up cremasco dei grillini, mentre prima non si segnalano passioni politiche. Alle regionali 2010 lombarde si candida consigliere regionale ma prende solo 84 preferenze (non eletto). Alle amministrative 2012 si candida consigliere comunale a Crema, ma gli va anche peggio: 9 voti (non eletto). Meno male che nel 2013 per essere miracolati nelle liste dei candidati in Parlamento bastavano pochi click, così Toninelli sbarca alla Camera dove, grazie al fatto che ha la laurea in legge, viene mandato a fare il vicepresidente della commissione Affari costituzionali, dove si fa le ossa e in cinque anni di studio si mette in luce coi piani alti del Movimento, da grillino di seconda fascia fa carriera fino a conquistarsi un posto nel cerchio magico di Di Maio.

La fedeltà lì dentro paga. Toninelli non è mai stato critico verso i vertici, anzi - scrive il Sole24Ore - «nei momenti di maggiore difficoltà è stato chiamato a spendersi, come davanti alle peripezie della giunta romana di Virginia Raggi». Viene descritto molto attaccato alla famiglia che lo attende i quel di Ticengo, la moglie Maruska e i due bimbi, che mostra con orgoglio nelle foto sul telefonino («Sono loro che contano»). Ha presentato come primo firmatario diverse proposte di legge sul sistema elettorale, sull'abolizione delle Province, una per insegnare l'inglese nelle scuole dell'infanzia (dai 3 ai 6 anni d'età).

Voleva anche razionare gli ingressi dei giornalisti in Parlamento («Chiediamo solo maggiore trasparenza, vogliamo sapere perché entrano i giornalisti in Parlamento e per quale motivo»). Ora che i giornalisti pendono dalle sue dichiarazioni, non gli danno più fastidio.

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