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Crolla il Cupolone

Crollano i traffici tra potere e malavita: clientele, appalti, municipalizzate. Ecco la zona grigia tra Pisana e Campidoglio

Crolla il Cupolone

È crollato il cupolone, quello dei traffici tra potere e malavita, quello delle clientele, degli appalti, delle municipalizzate, della zona grigia, della Pisana e del Campidoglio. E la prima cosa che spunta fuori è il magna magna degli opposti estremismi: il pregiudicato Salvatore Buzzi della cooperativa rossa «29 giugno» e Massimo Carminati, il «Nero» di Romanzo criminale , l'ex della Banda della Magliana. Tra i cento indagati, accusati di associazione mafiosa, c'è un mondo trasversale e bipartisan, il rosso e il nero mano nella mano che si spartirebbero tutti gli affari della città eterna. La procura tira in ballo Alemanno e il suo braccio destro Riccardo Mancini, l'ex amministratore delegato di Eur Spa, ma nel mucchione ci trovi Luca Odevaine, storico vicecapo di gabinetto di Walter Veltroni, l'ufficiale di collegamento con i movimenti per la casa, sempre pronto a gestire sgomberi e occupazioni. C'è Mario Schina, dirigente Acea con un passato Pc-Pds-Ds-Pd o Mirko Coratti, presidente dell'assemblea capitolina, ex centrista e ora in quota Pd, oppure Eugenio Patanè, consigliere regionale, già presidente del Pd di Roma. Non manca un pezzo di giunta Marino, con Daniele Ozzimo, assessore alla Casa. E perfino il capo anticorruzione del Campidoglio, Walter Politano. Qui non si emettono sentenze, ma è chiaro che questa inchiesta si presenta come una Tangentopoli che mette a soqquadro tutta Roma.

Attenzione però al trucco. È partito nel grande circo dell'informazione subito il tam tam della pista nera e tanto per cambiare ci porta fuoripista. Di chi si parla? Di Alemanno e dei suoi amici. È lui il vessillo marcio, il sindaco che ha interrotto la filiera rossa, come se i suoi quattro anni al Campidoglio racchiudessero tutto il putridume politico di una capitale corrotta. Il narratore permaloso, Vendola, twitta la sua ignoranza: «Destra e mafia. Una coppia di fatto». Ecco subito l'etichetta nera, che nasconde quella rossa, come se i personaggi del Pd e delle Coop fossero solo comparse, passate lì per caso. Alemanno c'è, ma ci sono anche gli altri. Il rosso e il nero, come in Stendhal, come in una roulette truccata, dove il banco vince sempre e non importa se il croupier sia destrorso o mancino. Gli affari, in questo gioco dove il confine tra il potere e i malandrini è solo apparenza, li fanno tutti. Quello che i moralisti a senso unico non vedono è che la morale a Roma, soprattutto a Roma, non ha colore. È il destino di questa città stuprata dove gli appalti erano truccati già ai tempi del palazzinaro e triumviro Marco Licinio Crasso. E anche allora la pecunia non aveva odore e la maneggiavano fregando la res publica . Ma se è vero che Roma ha visto tutto e non si sorprende più di nulla, stavolta il marcio è senza confini. Poveri romani, se pensavano che l'incapacità di Marino e le sue stralunate avventure con la Panda rossa fossero la beffa finale, ora la sequenza marziano-mazzette-mafia rischia di deprimere perfino il proverbiale disincanto romano. Dopo la farsa, il grottesco.

E non è finita qui.

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